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venerdì 28 settembre 2018

L'UOMO CHE UCCISE DON CHISCIOTTE: TRA SOGNO E REALTA'

"E ora dopo 25 anni di fare e disfare …" 
Si apre così il nuovo film di Terry Gilliam, "l'uomo che uccise Don Chisciotte", un progetto iniziato ben 25 anni fa; Venticinque anni di fallimenti, culminati con il documentario "Lost in La Mancha" (2002), che comprendeva le poche scene girate e il dietro le quinte di quei giorni funesti per il cineasta americano. All'inizio delle ultime - e riuscite - riprese, il cast è totalmente diverso da quello dell'ultimo tentativo di diciotto anni fa: il protagonista è interpretato da Adam Driver (Kylo Ren negli ultimi capitoli della saga di Star Wars), Don Chisciotte è interpretato da un superbo Jonathan Price (attore feticcio di Gilliam e protagonista assoluto in "Brazil"). Le riprese fallite del 2000, invece, prevedevano Johnny Depp (un po' il Sancho Panza di Terry Gilliam, in quanto attore protagonista in "Paura e delirio in Las Vegas" e salvatore, nel vero senso della parola, in "Parnassus", quando Heath Ledger morì durante le riprese, lasciando lo sfortunato regista distrutto e afflitto) nel ruolo di Toby Grisoni, il protagonista e, tra i tanti, John Hurt, scomparso da poco e giustamente citato nei titoli di coda, (lo straordinario Joseph Merrick in "The elephant man") nel ruolo di Don Chisciotte. 
La trama del film all'apparenza è semplice, ma poi, piano piano, ci ricordiamo di vedere un lavoro di Gilliam e la nostra prospettiva cambia bruscamente.
La trama è incentrata su Toby Grisoni, un giovane regista di spot per la tv, alle prese con una difficile e travagliata ripresa, nel cuore della Spagna. Il film è ambientato ai giorni nostri e quella è la stessa Spagna che Toby aveva imparato a conoscere dieci anni prima, quando girò un cortometraggio, nel medesimo luogo, su Don Chisciotte. Il film nella prima parte è pieno di flashback: vediamo un giovane Toby, aiutato dai suoi amici, intento a parlare un incerto spagnolo con lo scopo di convincere un vecchio calzolaio del paesino a interpretare il ruolo del pazzo Don Chisciotte. Come per magia, ritornando ai giorni nostri, Toby recupera una copia del suo vecchio cortometraggio che non vede ormai da anni. Soltanto qualche ora dopo la sua vita s'intreccerà ancora una volta con il vecchio calzolaio. C'è solo un piccolo problema, costui adesso è cambiato e crede davvero di essere Don Chisciotte in persona: è impazzito, come il protagonista della fortunata Novela Picaresca di Cervantes. I due partono, spinti da una serie di eventi improbabili, con il povero Toby che si trova costretto a recitare la parte di Sancho Panza per tenere sotto controllo il vecchio pazzo.
Il film diventa ben presto una sorta di road movie nelle desolate terre spagnole.


Se avete già avuto a che fare con un film di Gilliam, riconoscerete sicuramente alcune caratteristiche del suo folle cinema; un cinema capace di far sognare lo spettatore e di farlo entrare al suo interno. E' un'opera che si collega con "Brazil", che considero il suo capolavoro assoluto, come una sorta di seguito non dichiarato per le tematiche trattate: sogno e realtà. Con il passare dei minuti, e con la situazione dei due protagonisti che si fa sempre più disperata, la regia di Gilliam sale in cattedra: ritroviamo le sue inquadrature sghembe, gli angoli sparati, la cinepresa girare intorno ai personaggi. Invece, se siete tra i pochi che non hanno mai visto un film di Gilliam, esso potrebbe essere un'esperienza po' particolare poiché necessita una grande empatia da parte dello spettatore nei confronti dei suoi personaggi. Gilliam li rende memorabili, caratterizzandoli egregiamente. Il suo Don Chisciotte vi farà piangere e ridere. Inoltre, tutti i protagonisti sono marci, corrotti, chi più chi meno, siano essi musulmani, russi o spagnoli. Gilliam ne ha per tutti e non guarda in faccia nessuno, è il suo personalissimo film atteso per anni. Il prodotto è freschissimo, originale, nonostante la sceneggiatura sia stata scritta quasi trenta anni fa: la scena del bar - quando Toby spazza via i sottotitoli - è una delle più geniali degli ultimi anni, giusto per fare un esempio. E, per terminare, non posso non menzionare la sequenza finale, senza anticipare nulla, che è da antologia, con i due che vanno incontro a un sole rosso sangue, un tramonto che riempie tutto lo schermo. 
Il mondo ha aspettato venticinque anni per vedere "The man who killed Don Chisciotte". Personalmente, ne avrei aspettati anche quaranta per vedere questo ennesimo grandioso lavoro di Terry Gilliam, probabilmente il suo manifesto. 



martedì 25 settembre 2018

PERCHE' ADIEU AU CINEMA?



Innanzitutto, prima di rispondere alla domanda "perché 'addio al cinema'?", è giusto darvi il benvenuto su questo blog. E' nato un po' per caso, adieu au cinéma, non ha una storia particolare, né proverò a inventarne una. Questo spazio è nato con l'obiettivo di discutere sull'arte in generale: film, libri, musica, dipinti, biografie... Avendo molte passioni, ho provato a creare un posto dove poter parlare di tutti questi argomenti, non volevo limitarmi a uno solo. 
Dopo questa premessa è giusto rispondere alla domanda del titolo di questo primo post. Ho voluto chiamare così il blog perché stiamo vivendo un periodo particolare: la decadenza del cinema. L'argomento mi sta molto a cuore, lo analizza perfino il mio regista preferito, Tsai Ming - Liang, nel film "goodbye dragon inn", e non posso che concordare con lui. Nella mia città, per esempio, l'unico cinema presente sta vivendo una vero e proprio regresso: le sale sono piccole, i biglietti hanno un costo ormai improponibile, le poltroncine sono quasi tutte rotte e scomode, i film proiettati sono pochissimi, le eventuali scritte tradotte appaiono tagliate e quasi non si leggono, l'audio è pessimo. Potrei continuare all'infinito con altri esempi, purtroppo. 
Con la traduzione del titolo in francese, inoltre, ho voluto rendere omaggio a Jean - Luc Godard, il celebre regista della Nouvelle Vague francese, che ha diretto, tra gli altri, "adieu au langage", uno dei miei film preferiti del XXI secolo. Ecco perché ADIEU AU CINEMA

UNA BATTAGLIA DOPO L'ALTRA - PICCOLA ANALISI DI UN GRANDE CAPOLAVORO

0.1 Il film parte subito in quarta, spiazza lo spettatore, mostrando da una parte le azioni del gruppo rivoluzionario “French 75” di chiara ...