MENZIONE D’ONORE: “Il richiamo di Cthulhu” di H.P.Lovecraft: non tanto per la storia in sé, che già avevo letto e che rimarrà per sempre un caposaldo dell’horror cosmico, ma per l’edizione Mondadori della collana Coralli, un acquisto obbligatorio per gli appassionati. Un’edizione tascabile, illustrata e con una copertina stupenda.
35) “Alabama” di Alessandro Barbero (2021): avevo grandi
aspettative per questo romanzo, ma la scrittura di Barbero forse non fa per me.
Il libro, seppur scritto benissimo (sembra davvero di sentir parlare un
veterano della Guerra Civile americana, dato che l’autore ne copia
perfettamente lo slang), è altresì monotono e piatto: ogni capitolo si apre
sempre con le parole vomitate a raffica dal vecchissimo veterano e poi si
chiude con due righe di pensieri della giovane intervistatrice evidenziati in
corsivo. Il nostro Barbero continuo a preferirlo come divulgatore, anziché
romanziere.
34)“Ombelicale” di Andres Neuman (2023): qui parliamo del
miglior scrittore di racconti brevi dei giorni nostri … purtroppo in questo
caso sceglie di scrivere un brevissimo libro di memorie, sotto forma di
pensieri, legato alla nascita del primo figlio. Un lavoro figlio più della noia
imposta dal lockdown che da un vero intento artistico. Molti pensieri, infatti,
sono inutili o ripetitivi.
33)“Il sogno dello zio” di Fedor Dostoevskij (1859): ho
preferito certamente altro del buon vecchio “Dosto”, questa novella umoristica
mi ha lasciato poco o nulla.
32)“Dalla mia terra alla terra” di Sebastiao Salgado (2014):
una sorta di autobiografia del maestro della fotografia in bianco e nero.
Purtroppo, non abbastanza approfondita. Sembra di leggere, infatti, a grandi
linee, quelle biografie in pillole che si trovano a inizio libro, solo un poco
più approfondita. Da recuperare solo se si è fan dell’artista brasiliano.
31)“Giorni di grazia” di Arthur Ashe (1993): l’autobiografia
del vecchio campione di tennis, primo nero campione a Wimbledon e primo
campione slam dell’era Open, poi scomparso tragicamente a causa dell’AIDS.
Straziante il finale.
30)“La sovrana lettrice” di Alan Bennett (2007): spassoso
questo brevissimo romanzo di un autore forse più a suo agio con il teatro. Il
finale, però, è davvero indimenticabile.
29)“Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach (1970):
un vero classico del ‘900 più recente, questo brevissimo testo riesce
sicuramente a colpire ancora oggi per la sua originalità e i discorsi
filosofici e per le grandi metafore.
28)“Dialoghi in cielo” di Can Xue (1989): c’è anche un po’ di
Cina in questa classifica, con Can Xue, scrittrice da anni candidata alla
vittoria finale del Nobel. Questa esile raccolta di racconti è davvero stramba,
molto criptica, con racconti che flirtano con le assurdità di Kafka. Mi
aspettavo altro da questa autrice, ma resta una penna da approfondire.
27)“Collezione di sabbia” di Italo Calvino (1984): una
raccolta di brevi saggi e recensioni del celebre scrittore ligure. Alcuni
colpiscono più di altri, per forza di cose, come quelli sulla Colonna di
Traiano, su un artista creatore di francobolli molto particolari, su un saggio
dettagliato sulle fate e i folletti scritto da un vecchio reverendo, sul Codex
Seraphinianus e molti altri ancora ...
26)“Mucchio d’ossa” di Stephen King (1998): una storia di
fantasmi abbastanza classica, anche per un maestro del brivido come il Re, in
questo caso. Si legge con piacere, ma non ti cambia la vita.
25)“La fuga del Signor Monde” di Georges Simenon (1945): un
romanzo che non è un giallo, come si potrebbe pensare, ma un ritratto
psicologico di un uomo borghese che decide di scappare da tutto e da tutti, dai
suoi doveri lavorativi e dalla sua odiosa famiglia, ricominciando una nuova
squallida esistenza da zero. La trama è decisamente avanti con i tempi e forse
avrà influenzato altre storie come questa, perché oggi ce ne sono a iosa.
24)“Il club dei parenticidi” di Ambrose Bierce (1989): breve raccolta composta da quattro racconti, che risulta incredibilmente macabra anche ai giorni nostri, nonostante i circa centocinquanta anni sul groppone. Fidatevi di me, le descrizioni degli omicidi sono davvero disgustosi e senza alcuna pietà.
23)“Alla gola” di Henry Hoke (2023): chiacchierato libro dalle tinte ecologiste che narra di un puma che abita proprio sotto la celebre scritta “H O L L Y W O O D” e che spesso ha a che fare con gli esseri umani che vi fanno visita. Il puma in questione non ha mai mangiato un essere umano, sarà giunto il fatidico momento? Il libro è narrato dal puma stesso, dunque in prima persona, sotto forma di poema romanzato. Le premesse sono notevoli, lo svolgimento un po’ prolisso. Se si amano gli ibridi di fiction e poesia, un esperimento da non perdere.
22)“Goethe Muore” di Thomas Bernhard (2010): una piccola
raccolta di quattro racconti, che è stato anche il mio approccio a questo
gigante della letteratura. I racconti sono, in questo caso, molto
autobiografici (tema ricorrente della famiglia) e più di un Bernhard degli
esordi.
21)“La donna mancina” di Peter Handke (1976): lo scrittore
austriaco, vincitore del Nobel nel 2019, realizza un ritratto psicologico di
una donna di mezza età ancora oggi molto forte, avanti coi tempi, e scritto con
perizia tecnica.
20)“Questa è l’acqua” di David Foster Wallace (2009): questa
raccolta è celebre per ospitare l’omonimo illuminante discorso pronunciato
dallo scrittore a una cerimonia dei diplomi; inoltre, buttati in mezzo un po’ a
casaccio, ci sono dei bellissimi racconti, la maggior parte degli esordi. Non
ho capito soltanto la scelta di abbinare racconti di stampo
satirico-psicologici e immaturi a un discorso filosofico e, al contrario,
estremamente maturo.
19)“You like it darker” di Stephen King (2024): il grande
ritorno di King ai racconti brevi con una raccolta davvero indimenticabile che
col tempo sarà ricordata come uno dei suoi vertici in questo campo. Come da
tradizione col King più recente, il sovrannaturale non serve per provocare
spavento, quanto per caratterizzare il ritratto psicologico del protagonista
della storia o per suscitare tanta malinconia. ‘Serpenti a sonagli’, ‘L’incubo
di Danny Coughlin e ‘Due bastardi di talento’ i migliori racconti.
18)“Notizie dalle tenebre” di Joe R. Lansdale (2014): altro
giro, altra raccolta. Che dire? Un altro scrittore che fa della fantasia orrorifica
il suo marchio di fabbrica, rafforzato dalla sua passione sconfinata per il
noir, il western, il cinema, la musica blues. ‘Mr. Orso’ e ‘La caccia: prima e
dopo’ sono senza ombra di dubbio due racconti IMPRESCINDIBILI.
17)“Manodopera” di Diamela Eltit (2002): un romanzo cileno
socialmente impegnato che tratta dell’alienazione sul luogo di lavoro descritta
in maniera davvero originale e sorprendente, in due parti ben distinte, ma
sempre in egual modo spiazzanti.
16)“McGlue” di Otessa Moshfeg (2014): arrivato con dieci anni
di ritardo, in Italia, l’esordio della scrittrice di origini iraniane, che
ormai, ad oggi, è già una penna affermata. Ne parlo nel dettaglio qui:
15)“L’amante fedele” di Massimo Bontempelli (1953): una
raccolta di racconti di realismo magico italiano, in buona sostanza, premiata col
Premio Strega. Una valida alternativa ai racconti di Buzzati. Se vi piacciono
quei racconti lì, allora questa raccolta è per voi indispensabile.
14)“Futbol” di Osvaldo Soriano (1998): delle storie folli,
quasi tutte che hanno a che fare in maniera più o meno diretta con il calcio.
Realtà, politica, fantasia e sport intrecciati da un legame indissolubile. Ho
amato questa raccolta dalla prima all’ultima pagina.
13)“Vite istantanee” di Andres Neuman (2018): qui decisamente
più in alto, lo scrittore argentino è al pieno della sua forma con questi
geniali racconti brevi.
12)“I baffi” di Emmanuel Carrère (1986): un hitchcockiano
Carrère degli esordi, ancora lontano dai lavori di non-fiction. Ne parlo in
maniera più dettagliata qui:
11)“La panne. Una storia ancora possibile” di Friedrich
Durrenmatt (1956): un racconto inquietante e folle allo stesso tempo. Un
venditore con l’auto in panne è ospite di tre pazzi ex magistrati e avvocati
che decidono di metterlo a processo. Kafkiano è dir poco.
10)“Povere creature!” di Alasdair Gray (1992):
incredibilmente diverso dal film di Lanthimos, capace però di condividere certe
vibes. Un lavoro metaletterario a scatole cinesi che risulterà indubbiamente
divertente e intrattenente per il lettore.
9)“Tennis, tv, trigonometria e tornado” di David Foster
Wallace (1997): una raccolta di saggi e reportage similare a “Considera
l’aragosta”. Un Wallace al meglio della sua forma vi racconterà delle sue
esperienze tennistiche interrotte da un tornado, di una anonima fiera
dell’Illinois, esplorerà poi con lungimiranza l’arte cinematografica di David
Lynch e, infine, analizzerà il rapporto degli scrittori con la tv.
8)“Bengodi e altri racconti” di George Saunders (1996): una
raccolta di racconti fondamentale di uno degli scrittori post-modernisti più
importanti di sempre. La scrittura di Saunders è qui a livelli altissimi.
7)“Midland a Stilfs” di Thomas Bernhard (1971): altra
brevissima raccolta del maestro austriaco, in cui svetta il kafkiano racconto
“Il mantello di loden”. Anche l’omonimo racconto, però, è da considerare un
piccolo capolavoro.
6)“Luce d’agosto” di William Faulkner (1932): il sud, il
lavoro, la religione, il razzismo, il doppio, il senso di colpa, tutti
argomenti perennemente trattati dal premio Nobel del ‘49, maestro del genere
Gotico Sudista. ‘Luce d’Agosto’ è da annoverare senza ombra di dubbio tra i
suoi libri migliori. Scrittura a livelli impensabili.
5)“Il giovane Holden” di J.D. Salinger (1951): un vero
classico, che finalmente ho letto (e amato). Tutti si saranno riconosciuti,
almeno una volta, in Holden. Un racconto on the road, per le strade di New
York, davvero avanti coi tempi, specialmente per la scrittura in prima persona,
volgare e anarchica.
4)“Moby Dick” Herman Melville (1951): non soltanto un romanzo
che vive d’epica (l’eterna battaglia tra il Capitano Achab e la balena bianca,
in primis), ma anche un trattato naturalistico, per grandi tratti, di questo
fantastico ed enorme cetaceo. Un Capolavoro di quelli che andrebbero letti
almeno una volta nella vita.
3)“Lonesome Dove” di Larry McMurtry (1985): un romanzo
western come oggi non se ne scrivono più. L’epica fatta romanzo. L’ho già
recensito qui, nell’ultimo post dell’anno passato:
2)“I terrestri” di Murata Sayaka (2018): un romanzo di
formazione realmente anticonformista. Una geniale storia che riesce a non
mostrare mai le sue carte, nel senso che il lettore non capisce mai dove
l’autrice voglia andare a parare, almeno non prima della parte finale.
Raramente i romanzi riescono a incollarmi alle pagine, ma se avessi potuto
questo libro lo avrei letto in un giorno solo!
1)“Compulsion” di Meyer Levin (1956): il padre dei saggi true-crime.
Prima di ‘A sangue freddo’ c’era ‘Compulsion’, che ispirò Hitchcock per “Nodo
alla gola”. Che storia! Terribile ma affascinante. Ne parlo in maniera esaustiva
qui:
Nessun commento:
Posta un commento