Robert Eggers, cineasta classe 1983, mi aveva stregato - termine più che opportuno - con il suo primo lungometraggio, "The VVitch", un film horror che raccontava la storia di una giovane strega, dove il folklore si univa a una perfezione tecnica senza precedenti nel cinema horror contemporaneo; oggi, dunque, posso affermare che il regista americano ha addirittura fatto un passo avanti con il suo secondo film, "The Lighthouse".
Esso racconta la storia di un guardiano del faro in una
piccola isola e del suo nuovo (ma temporaneo) tutto fare, che aspira tuttavia a
diventare un guardiano del faro anch'egli. Che cosa rende speciale il film,
allora?
Innanzitutto, le interpretazioni monumentali di Willem Dafoe
e Robert Pattinson - il primo, da esperto e longevo attore, sa come regalare al
pubblico un'altra grandiosa interpretazione, notevolmente superiore a quella
ottima nel biopic su Van Gogh, dove interpretava alla grande proprio il pittore
stesso. Qui s'immedesima nei panni del guardiano del faro ed ex marinaio,
cambiando il suo accento e recitando con una dizione dell'inglese perfetta; il
secondo, Robert Pattinson, è qui nel ruolo della sua consacrazione: un'interpretazione
silenziosa nelle prime scene, fino alla sua "esplosione" da metà film
in avanti. Ora finiamola di ricordare Pattinson soltanto come il protagonista
di "Twilight", grazie.
E' un film, questo,
dalla messa in scena fortemente teatrale: due attori per tutto il corso
della
pellicola, una solida sceneggiatura e un'ambientazione perfetta e ben
descritta. Una storia che potremmo vedere rappresentata nei teatri, in futuro,
insomma. Ma Eggers con la sua macchina da presa dà quel tocco in più, ha
quell'estro necessario per rendere la storia in questione unica esclusivamente
sul grande schermo. Dal punto di vista tecnico, egli si conferma come uno dei
migliori registi in circolazione: è appena al suo secondo lungometraggio ma già
ricorda - e non ha nulla da invidiare - Maestri come Kubrick, Bergman, Tarr e Dreyer,
scusate se è poco!
Anche se complesso, più la vicenda narrata nel film si
sviluppa e più un senso lo spettatore riesce a coglierlo; ma non è questo un
film semplice ed immediato, anzi è un prodotto che ama giocare con lo
spettatore, tende perfino ad infastidirlo, lo ubriaca - come i due personaggi
del film, mano a mano dediti all'alcol per colpa di una tempesta che li isola
definitivamente dal resto del mondo - fino a confonderlo e a fargli vivere un
vero e proprio trip horror! The Lighthouse ha al suo interno varie chiavi di
lettura, spirituali e non, dantesche e non, ma è certo che i simboli al suo
interno sono numerosi … così come le tematiche e i temi trattati - tantissimi,
in poco meno di due ore (forse il difetto del film è proprio la sua breve
durata), come per esempio:
- La solitudine, quella che devono affrontare i due
protagonisti per tutto il corso della storia, quasi confinati e tagliati fuori
dal mondo nella piccola isola del faro.
- Razionalità vs Animalità: due elementi che caratterizzano i
due personaggi che, piano piano, cambiano totalmente aspetto, anche per colpa
del già citato alcol e della solitudine.
- La sete di potere, quella del tuttofare, che ambisce al
posto del suo "Maestro", il guardiano del faro, ed è pronto a tutto
pur di ottenerlo.
Certo è che non finiscono qui le tematiche proposte da Eggers
nel suo nuovo lavoro, poiché ce ne ripropone alcune a lui care come il
folklore, le credenze popolari (questa volta meglio dire dei marinai), una
certa mentalità retrograda di fine ottocento e la fede, secondo me la chiave
per comprendere "The Lighthouse".
Seppur ispirato da un racconto incompiuto di Edgar Allan Poe,
il film è anche una chicca per gli amanti di Lovecraft - il migliore scrittore
dell'orrore di sempre - perché ci sono sprazzi della sua creatività. Non è
sicuramente un film lovecraftiano nel vero senso del termine, ma lo scrittore è
correttamente citato e i fan, come ho detto, non possono che rimanerne
entusiasti.
In conclusione, questo 2019 è ormai agli sgoccioli e per
quanto riguarda il campo cinematografico, esso termina con una grande perla
targata Robert Eggers, che è ormai sinonimo di alta qualità: film come questo,
infatti, fanno bene al cinema. E lo spettatore, inoltre, al termine della
visione non può che dire solennemente: grazie.
28/12/19
28/12/19
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