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venerdì 30 dicembre 2022

I FILM MIGLIORI VISTI NEL 2022

 PREMESSA:

Non avendo visto tantissimi film usciti quest’anno, ho deciso di inserire film del 2021 recuperati solo nel 2022 ... Se non troverete film come “Men”, “Blonde”, “Nope”, “Pinocchio”, “Avatar 2” o “The Fabelmans” sarà perché non ho avuto modo di vederli, non per snobismo!

MENZIONI:

“Diabolik” di Manetti Bros., 2021: peccato per la mancata dizione di Mastrandrea e la poca “fumettosità” della prima parte. Il film non è riuscito al 100%, con un Diabolik fin troppo spietato. Ottime le musiche di Manuel Agnelli.

“Occhiali neri” di Dario Argento, 2022: a me ha divertito, anche se la maggior parte del pubblico lo ha detestato. Ho rivisto anche un Argento in flebile ripresa.

“Il talento di Mr. C.” di Tom Gormican, 2022: il Sacro Graal per chi adora Nicolas Cage che, in questo film metacinematografico, è semplicemente perfetto nella parte di sé stesso. Per gli altri spettatori, invece, resta un validissimo action comedy.

“King Richard” di Reinaldo Marcus Green, 2021: biopic sportivo sull’ascesa delle sorelle Williams (anche se risulta poi essere incentrato principalmente su Venus) e sul loro padre-padrone-allenatore Richard. Ottimo Will Smith che, a differenza della premiazione degli Oscar, nel film arriva addirittura a prenderle!

“Animali Fantastici – I segreti di Silente” di David Yates, 2022: un passo avanti rispetto al disastroso secondo capitolo. A me tanto basta, non speravo in altro, sinceramente.

TOP 21:

21) “Freaks out” di Gabriele Mainetti, 2021: anche il cinema italiano è in grado di sfornare film sui supereroi, in questo caso dei veri e propri freaks impegnati contro i nazisti.

20) “Cry Macho” di Clint Eastwood, 2021: road movie molto semplice, ma che intrattiene a dovere. Chapeau a Clint che ad oltre novant’anni dirige e recita, anche a costo di apparire fuori ruolo! Amore incondizionato per la settima arte.

19) “Mandibules” di Quentin Dupieux, 2020: il film più spassoso dell’anno. E dura soltanto poco più di un’ora!

18) “Belfast” di Kenneth Branagh, 2021: anche Branagh ci regala il suo 8 ½ (ora va un po’ di moda tra i registi) e ci catapulta nell’Irlanda divisa dalla straziante guerra civile. Non un film perfetto, ma il bianco e nero funziona e la ricostruzione del “ghetto” è buona.

17) “The Batman” di Matt Reeves, 2022: senza l’atmosfera di cui è pervaso il film, risulterebbe una sbiadita copia di “Seven”. Ma, per l’appunto, l’atmosfera, la fotografia e Robert Pattinson lo rendono un notevole “Batman”, anche se ancora distante dalla grandezza e genialità di quello di Burton.

16) “Maigret” di Patrice Leconte, 2022: <<Come si sente senza la sua pipa, Maigret?>>. <<Come nudo>>. Gerard Depardieu è un perfetto Maigret, anche molto autoironico, e il film si accontenta di questo. Ottime le scenografie e i costumi. L’effetto che mi ha fatto guardare questo film è stato come vedere un episodio televisivo da un’ora del Poirot di Suchet. Dunque, spero di vedere altri Maigret con Depardieu, in futuro.

15) “Scompartimento n.6” di Juho Kuosmanen, 2021: un road movie all’interno di un treno: una ragazza finlandese scaricata dalla sua amica-amante parte per la lontana Russia, costretta a dividere la cabina con un russo all’apparenza duro e freddo. Film (che diventerà) importante anche solo per far capire che i russi non sono cattivi, ma persone come noi. Tenero.

14) “Finale a sorpresa” di Mariano Cohn e Gaston Duprat, 2021: film spagnolo metacinematografico che omaggia il ruolo dell’artista e dell’attore, della recitazione. Un film a scatole cinesi che diverte e insegna. Un plauso ad Antonio Banderas, Oscar Martinez e Penélope Cruz, davvero in parte.

13) “Esterno notte” di Marco Bellocchio, 2022: Bellocchio aveva ancora qualcos’altro da dire sul caso Moro e sui cosiddetti anni di piombo, nonostante il suo “Buongiorno, Notte” del 2003. Ed ecco che esce questo film-serie tv (disponibile su RaiPlay in sei puntate) che si concentra a fondo su ogni singolo personaggio coinvolto nelle vicende. Bravissimo Fabrizio Gifuni, che ritorna ad interpretare Moro. Ottimo l’episodio con Cossiga, nettamente il migliore (peccato non aver visto la presunta seduta spiritica).

12) “Dune” di Denis Villeneuve, 2021: indeciso se metterlo oppure no, anche perché quella vista è solo una parte dell’intera opera monumentale sulla saga che, nel corso del tempo, ha fatto impazzire registi come Lynch e Jodorowsky. Al momento lo piazzo a metà classifica, non poteva non esserci.

11) “Il gioco del destino e della fantasia” di Ryusuke Hamaguchi, 2021: questi sono gli anni di Hamaguchi, regista nipponico davvero talentoso. Questo è un film ad episodi molto semplici su ogni aspetto, ma che sanno coinvolgere emotivamente.

10) “Drive my car” di Ryusuke Hamaguchi, 2021: avevo detto che era il suo tempo; ecco ancora Hamaguchi in classifica. Con questo film si è portato a casa: l’Oscar al miglior film internazionale (più altre tre nomination), il Golden Globe per la stessa categoria e il Prix du Scénario a Cannes. Penso basti questo per presentare questo suo film.

9) “Old” di M.Night Shyamalan, 2021: horror ambientato in un’isola deserta … questo film altro non è che una corsa contro il tempo, prima che sia troppo tardi per tornare indietro. Mozzafiato.

8) “The Northman” di Robert Eggers, 2022: il miglior regista del suo tempo, Eggers, prende i “Gesta Danorum”, antichissimo scritto danese che ispirerà un certo William Shakespeare per il suo Amleto, e li adatta anche per il grande pubblico; a differenza dei suoi “The VVitch” e “The Lighthouse” questo appare più come un film di passaggio, ma la violenza, il cast variegato e unico e la location islandese rende questo film un altro gioiello da aggiungere alla filmografia di questo cineasta di soli 39 anni.

7) “Titane” di Julia Ducournau, 2021: ed ecco finalmente la Palma d’Oro del 74° Festival di Cannes! Questo è un film che ha spaccato in due il pubblico: c’è chi lo ha amato e chi lo ha odiato. Anche per questo motivo lo attendevo con molta ansia. Il film si divide in due parti ben distinte: la prima folle e spietata, la seconda più pacata e dolce. La pellicola tratta tantissimi temi: il rapporto uomo-macchina, la maternità, il rapporto padre-figlio/a, l’identità di genere … Il film risulta essere, alla fine, un body horror degno di Cronenberg, anche se i passaggi e le azioni dei personaggi sono tutti abbastanza prevedibili. Il film finisce come deve finire, senza troppi colpi di scena, con un finale da “tragedia greca”. A me è piaciuto, anche se con qualche riserva. Un film che comunque consiglio caldamente, anche per supportare un certo tipo di cinema che raramente riesce ad imporsi nel panorama internazionale.

6) “Sull’isola di Bergman” di Mia Hansen-Love, 2021: cast d’eccezione per un film creato principalmente per cinefili e fan di quel genio che fu Ingmar Bergman. Ambientato nell’isola di Faro, storica dimora di Bergman, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un film che fa del metacinema il suo punto di forza.

5) “La persona peggiore del mondo” di Joachim Trier, 2021: film norvegese di discreto successo che esplora tutte, ma proprio tutte, le fasi di una relazione sentimentale. Molte le scene diventate subito iconiche. Il film fa della scrittura il suo punto di forza. Alla fine, risulta essere meno “digeribile” di quello che uno si possa aspettare all’inizio.

4) “Mad God” di Phil Tippet, 2021: in bilico tra il “Metropolis” di Fritz Lang, il cinema di Jan Svankmajer, il primo Peter Jackson e le follie di David Lynch, questo film è un’opera monumentale girata (quasi) interamente in stop-motion. Il regista, maestro pluripremiato degli effetti speciali, ci ha messo oltre trent’anni per realizzarla, solo grazie all’aiuto di persone interessate al progetto. Il film è un viaggio onirico e disturbante all’interno di un mondo infernale che crea e distrugge i suoi disperati abitanti in un vortice infinito e gargantuesco degno solo del Grande Dante Alighieri.

3) “Il collezionista di carte” di Paul Schrader, 2021: ha 76 anni il buon Paul, ma ancora riesce a partorire film del genere, sempre a sfondo noir. Film apparentemente calmo, in realtà è un viaggio nell’animo animo più travagliato. Eccellente.

2) “Ultima notte a Soho” di Edgar Wright, 2021: Di tutti i film che sono usciti al cinema in questi due anni e che non ho potuto vedere, quello che più rimpiango è “Ultima notte a Soho”. Non solo perché a dirigerlo vi era Edgar Wright, uno dei registi contemporanei che più apprezzo, ma anche per vedere le due attrici protagoniste: Thomasin McKenzie, che era sbocciata con Jojo Rabbit, e Anya Taylor-Joy, che ormai tutti conoscono. Ebbene, questo film mi ha stregato, nonostante lo abbia visto a casa, su Sky, e non sul grande schermo. È questo il lavoro della maturità di Wright; non perché sia il suo film più serio, meno comico e più orrorifico; ma anche perché la regia è più studiata, non che nelle altre opere non lo fosse, dunque passatemi il termine - ma perché ogni fotogramma ha finalmente un senso. Gli occhi dello spettatore non possono che catturare ogni istante e farlo proprio, cosa che non avveniva negli altri suoi film, che avevano per forza di cose un ritmo più frenetico. La fotografia, che rimanda ai maestri italiani del genere giallo, è la sua migliore. La colonna sonora, da sempre parte integrante dei suoi lavori, qui ti trasporta direttamente in un certo periodo storico, quello della Londra anni Sessanta. L’alchimia tra le due giovani attrici, che volevo tanto vedere recitare insieme, è semplicemente perfetta … sembrano conoscersi da una vita! La trama, certo semplice, ma scritta e progettata a puntino, risulta perfetta e indimenticabile e, quando tutti i nodi vengono al pettine, lo spettatore si sente finalmente appagato.

1) “Crimes of the future” di David Cronenberg, 2022: Dopo otto lunghissimi anni il Maestro del body horror, David Cronenberg, torna nelle sale con il suo “Crimes of the future”, un film che ha spiazzato molto gli appassionati. Si tratta di un ritorno alle origini; un ritorno a quel cinema degli anni ‘80 che lo rese famoso; cinema fatto di carne, mutazioni del corpo, organi e scene disgustose. Dopo aver criticato mezza Hollywood con il suo precedente lavoro, il buon vecchio Cronenberg emigra in Grecia insieme all’attore feticcio Viggo Mortensen, Léa Seydoux e Kristen Stewart - tre attori che danno il meglio di loro. Il film, distopico e dai tratti post apocalittici, ci parla di un futuro dove il dolore quasi non esiste più, gli organi mutano e, per rimuoverli, vengono messe in scena delle operazioni chirurgiche come rappresentazioni artistiche che creano piacere (che sia una citazione, come mi hanno fatto ragionare, di San Sebastiano trafitto dalle frecce?); inoltre, sembra esserci una ulteriore evoluzione umana… Ma quello che colpisce di più in questa pellicola è la freddezza e l’apatia delle persone. Tutto l’amore sembra essere sparito dal mondo. I rapporti non esistono più. Il genere umano riesce ad uccidersi, a tramare complotti, una madre riesce ad uccidere il proprio figlio come nulla fosse, ma quello che importa di più è il non accettare il cambiamento del nostro corpo.

Infine, ecco dove potete recuperare i titoli che ho consigliato (agg. dicembre 2022). Ogni numero corrisponderà alla posizione del film nella mia classifica. Per indicare le menzioni inserirò un asterisco, in ordine crescente.

Su sky: *, **, ***, ****, ******, 21, 20, 19, 18, 17, 15, 14, 12, 10, 9, 8, 7, 6, 5, 3, 2

Su RaiPlay: 13

venerdì 23 dicembre 2022

I LIBRI PIU' BELLI CHE HO LETTO NEL 2022

 MENZIONI SPECIALI:

“Roger Federer. Il Maestro” di Christopher Clarey: la biografia definitiva sul tennista più forte di sempre, Roger Federer, che ne ripercorre la storia, dagli esordi fino agli ultimi anni (manca soltanto il ritiro, avvenuto quest’anno). L’autore, intervistando tutti i suoi rivali e allenatori, ripercorre così la carriera di uno sportivo immenso, una lettura obbligatoria per tutti gli amanti del tennis.

“Frankenstein” di Mary Shelley: solo leggendo Frankenstein una persona può rendersi conto di quanto le versioni cinematografiche siano differenti (ad eccezione di quella di Kenneth Branagh, probabilmente). Un classico della letteratura che ha dato il via alla fantascienza miscelata all’horror.

“Impero. Viaggio nell’Impero di Roma seguendo una moneta” di Alberto Angela: grazie alle vicende di un sesterzio, moneta romana che passa di mano in mano, il lettore verrà catapultato in un viaggio unico all’interno di quello che fu il grande Impero Romano. In questo libro/guida viene esplorato ogni minimo particolare della vita dei cittadini, inserendo spesso tantissime curiosità che rendono i romani, di fronte ai nostri occhi, sia molto vicini che distanti anni luce!

“Lanterna magica” di Ingmar Bergman: che Bergman fosse un tiranno sul set è cosa ben nota, tutti i cinefili lo sanno. I registi si dividono infatti in due categorie: i despoti e gli amiconi gentili, sul set. Kubrick e Bergman appartenevano alla prima categoria: pretendevano la perfezione, erano odiosi, dittatori, litigavano con tutti.
E questo, Bergman, nella sua autobiografia non lo nasconde. Per questo risulta essere una vera e propria dura autocritica. Il regista svedese ci va pesante con se stesso, arrivando a definirsi anche “hitler-bergman”.
Non ci nasconde neanche la sua gioventù hitleriana, culminata con un congresso di hitler visto a Monaco quando era ospite di una famiglia tedesca per uno scambio culturale (decisamente la parte più sconvolgente del libro).
Per il resto l’autobiografia si divide tra aneddoti cinematografici, teatrali (sono parecchi e probabilmente occorre avere un’infarinatura di teatro svedese) e d’infanzia, soprattutto il rapporto di amore/odio verso il padre, la madre e il fratello più grande.
Lettura obbligatoria per gli appassionati del regista in questione e del cinema in generale; una lettura che consiglio comunque agli interessati del teatro classico e degli aneddoti del mondo dello spettacolo, poiché ce ne sono parecchi.

TOP 10:

10) “Vite brevi di tennisti eminenti” di Matteo Codignola: l’autore non è solo un appassionato di questo sport, ma un grande scrittore della casa editrice Adelphi e leggendo queste pagine si nota – abbiamo diversi ritratti di tennisti che furono, uomini caduti nel dimenticatoio ma che hanno segnato con un marchio indelebile la storia del tennis. Nostalgico.

9) “L’Ickabog” di J.K. Rowling: la “madre” di Harry Potter torna a parlare ai piccoli, ma davvero ai più piccoli con questa fiaba, mettendo fine (almeno per il momento) alla parentesi nel mondo con gli adulti grazie al “Seggio Vacante” e alla saga poliziesca di Cormoran Strike. Nonostante ciò, nonostante sia una fiaba fantasy medievale per ragazzini, non mancano il sangue e le scene cruenti.

8) “Il ritratto di Elsa Greer” di Agatha Christie: nonostante sia uno dei pochi romanzi con Poirot senza grandi colpi di scena, la storia raccontata risulta essere la più malinconica; un’indagine rivolta al passato che non può lasciare indifferenti. Malinconico.

7) “Abbiamo sempre vissuto nel castello” di Shirley Jackson: un romanzo di fantasmi? Un romanzo di streghe? O più semplicemente un romanzo psicologico? Sta a voi scoprirlo. Con questo brevissimo romanzo imbevuto di goticismo, la Jackson affronta i suoi temi più cari, dal bigottismo umano al femminismo.

6) “Fantasmi – dispacci dalla Cambogia” di Tiziano Terzani: un annetto fa mi sono innamorato di un piccolo paese del sud-est asiatico, la Cambogia, e con questo libro (che altro non è che una serie di articoli del celebre giornalista italiano) è come se avessi intrapreso un viaggio oltreoceano. Terzani, con la sua meravigliosa scrittura, ci racconta in prima persona della guerra civile, del genocidio, dei Khmer Rossi al potere, dell’invasione vietnamita. Un pezzo di storia del Novecento, magari non troppo conosciuta al giorno d’oggi, ma di straordinaria rilevanza. Da riscoprire.

5) “Tennis” di John McPhee: per Gianni Clerici, il miglior libro sul tennis. E mi potrei fermare qui, basterebbe questo. Invece, voglio dirvi anche che, in questo breve libriccino, nella prima parte vengono analizzate in contrapposizione le vite di due tennisti – Arthur Ashe e Clark Graebner – impegnati in una semifinale dei primi US Open; mentre nella seconda viene intervistato Robert Twynam, storico giardiniere di Wimbledon, che, oltre a raccontare dei più bravi tennisti a … non rovinare il manto erboso, ci fa comprendere come il giardinaggio sia una vera e propria arte. Imprescindibile.

4) “La scopa del sistema” di David Foster Wallace: il libro perfetto per iniziare a leggere quel genio che fu DFW. Un libro semplice, scritto a soli 24 anni, anche se pregno del postmodernismo tipico dell’autore, quindi privo delle note-fiume a fondo pagina, per esempio, ma ricco di spunti narrativi folli, grotteschi, unici. Spassoso.

3) “La principessa sposa” di William Goldman: diventato noto grazie alla trasposizione cinematografica degli anni ‘80 da noi nota come “La storia fantastica”, questo romanzo fantasy e d’avventura è in realtà dieci volte più ricco del film, con altre straordinarie avventure e con un breve sequel. La cosa che lo rende speciale è la metaletteratura all’interno (nel film sostituita dalla figura del nonno che legge la storia al nipote). Obbligatorio per chi ha visto e amato il film, oggi un cult assoluto.

2) “Centuria” di Giorgio Manganelli: cento storielle brevissime, spesso lunghe una sola pagina, ma di una bellezza clamorosa. Manganelli sapeva scrivere benissimo e spesso le storie lasciano un segno, nonostante la loro brevità. Si passa da storielle gotiche a storielle grottesche, principalmente, ma saper coinvolgere il lettore con anche solo una pagina a disposizione è, secondo me, un dono davvero invidiabile.

1) “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar: e la prima posizione, il libro più bello letto in questo 2022, non può essere che questo, le memorie dell’imperatore Adriano, resuscitato e impersonificato dall’autrice franco-belga (che ha compiuto una infinità di studi per poterlo scrivere, soggiornando per un periodo anche in Italia) tramite le pagine di un diario-testamento fittizio. Tutto è perfetto in questo libro, dalla prosa poetica alle vicende narrate, che esplorano per intero la vita di questo imperatore ben noto (il Vallo di Adriano, la moda della barba, il culto di Antinoo) ancora oggi ai giorni nostri. Capolavoro senza tempo.

venerdì 25 febbraio 2022

BREVE GUIDA AL GENOCIDIO INDONESIANO

In pochi conoscono il genocidio avvenuto in Ruanda nel 1994, in molti dimenticano quello ai danni dei nativi americani, alcuni conoscono quello cambogiano che a causa dei bombardamenti americani, dell'estremismo dei Khmer Rossi e dell'invasione vietnamita portò alla perdita di un quarto della popolazione; sono pochi, anzi pochissimi, coloro che conoscono quello indonesiano. Anche sul web, dove puoi trovare di tutto, qualsiasi informazione tu desideri, è difficilissimo reperire notizie su tale genocidio; anche perché, fatto rilevante, molti  dei responsabili sono ancora oggi ai vertici del potere nello stato in questione che si trova nel sud-est asiatico. Per fortuna, però, il regista statunitense Joshua Oppenheimer nel giro di due anni, dal 2012 al 2014, ha realizzato due documentari preziosissimi e molto intensi su questo evento così nefasto: "L'atto di uccidere" e "The look of silence". I due film, molto duri, commoventi ma anche poetici, sono stati prodotti addirittura dal celebre regista tedesco Werner Herzog; ma quando e perché è avvenuto il genocidio in Indonesia? Dobbiamo innanzitutto tornare indietro agli anni '60 del Novecento, dove in questo paese il Partito Comunista era il terzo più grande al mondo per numero di iscritti, dopo quello sovietico e cinese. A guidare la nazione vi era da anni il leader progressista e anti imperialista Sukarno che, potete immaginare bene, non godeva della simpatia statunitense; statunitensi che, in quel periodo storico, occupavano gran parte del sud-est asiatico (vedi guerra del Vietnam). Per questo motivo la CIA nel 1965 sponsorizzò e finanziò un golpe militare che rovesciò il governo di Sukarno e favorì l'ascesa al (futuro) dittatore e generale Suharto che costrinse il primo a cedergli il potere e, in secondo luogo, confinarlo agli arresti domiciliari fino alla morte; il generale Suharto, dunque, per riportare l'ordine, iniziò una campagna mortale (incoraggiata apertamente dagli USA) contro i numerosi comunisti, simpatizzanti della sinistra e minoranze etniche che nelle stime più felici e ottimiste portò alla morte di un milione di persone nel giro di un paio d'anni ... Le persone venivano uccise dagli squadroni della morte, dai preman (gangster), ma anche dai normali civili reclutati poiché fomentati da un forte sentimento anticomunista. I due film si concentrano proprio su questi tragici eventi. Il primo, vede due ex assassini premam ripercorrere i propri passi e spiegare i loro metodi di tortura e uccisione; il secondo documentario, invece, segue le vicende di un ragazzo oculista che perse il fratello maggiore durante i massacri (poiché comunista), e che va in giro ad intervistare alcuni dei responsabili degli eccidi di massa cercando di capire le loro motivazioni. La cosa inquietante è che ancora oggi nessuno di loro prova un briciolo di rimorso, anzi questi assassini vanno fieri del loro operato, che ancora oggi tutti loro sono temuti nei rispettivi villaggi, che queste persone per <<non impazzire>> bevevano il sangue delle persone che avevano ucciso! Per giustificare questi massacri, poi, gli assassini ripetono più volte nel corso di queste due pellicole: <<I comunisti non pregavano mai!>>, <<Non andavano mai nelle moschee>>, <<Si scambiavano le donne tra di loro!>> ... inoltre, stanchi per le scomode domande, essi affermano che non vale la pena ricordare il passato, che non bisogna parlare di politica, che tutto è ormai finito e, se non si vuole rivivere tutto ciò, è meglio non parlarne affatto ... Queste due opere sono davvero sconvolgenti e colpiscono a fondo nel cuore dello spettatore; si vedono scene dove nelle aule delle scuole elementari ancora oggi i bambini sono educati all'anticomunismo e viene detto loro che i discendenti delle persone uccise non possono ricoprire cariche pubbliche o, per esempio, entrare nell'esercito ... per fortuna questi due lavori hanno avuto un buon successo di critica tanto che il secondo film, "The look of silence" ha vinto il Gran Premio della Giuria al Festival di Venezia del 2014. Vi invito dunque a riscoprire questi due inestimabili film, disponibili su sky, soprattutto per non dimenticare la storia, a maggior ragione se recente, e anche per arricchirvi culturalmente! 

UNA BATTAGLIA DOPO L'ALTRA - PICCOLA ANALISI DI UN GRANDE CAPOLAVORO

0.1 Il film parte subito in quarta, spiazza lo spettatore, mostrando da una parte le azioni del gruppo rivoluzionario “French 75” di chiara ...