"E ora dopo 25 anni di fare e disfare …"
Si apre così il nuovo film di Terry Gilliam, "l'uomo che uccise Don
Chisciotte", un progetto iniziato ben 25 anni fa; Venticinque anni di
fallimenti, culminati con il documentario "Lost in La Mancha" (2002),
che comprendeva le poche scene girate e il dietro le quinte di quei giorni
funesti per il cineasta americano. All'inizio delle ultime - e riuscite -
riprese, il cast è totalmente diverso da quello dell'ultimo tentativo di diciotto
anni fa: il protagonista è interpretato da Adam Driver (Kylo Ren negli ultimi
capitoli della saga di Star Wars), Don Chisciotte è interpretato da un superbo
Jonathan Price (attore feticcio di Gilliam e protagonista assoluto in
"Brazil"). Le riprese fallite del 2000, invece, prevedevano Johnny
Depp (un po' il Sancho Panza di Terry Gilliam, in quanto attore protagonista in
"Paura e delirio in Las Vegas" e salvatore, nel vero senso della
parola, in "Parnassus", quando Heath Ledger morì durante le riprese,
lasciando lo sfortunato regista distrutto e afflitto) nel ruolo di Toby
Grisoni, il protagonista e, tra i tanti, John Hurt, scomparso da poco e giustamente
citato nei titoli di coda, (lo straordinario Joseph Merrick in "The
elephant man") nel ruolo di Don Chisciotte.
La trama del film all'apparenza è semplice, ma poi, piano piano, ci
ricordiamo di vedere un lavoro di Gilliam e la nostra prospettiva cambia
bruscamente.
La trama è incentrata su Toby Grisoni, un giovane regista di spot per la
tv, alle prese con una difficile e travagliata ripresa, nel cuore della
Spagna. Il film è ambientato ai giorni nostri e quella è la stessa Spagna che
Toby aveva imparato a conoscere dieci anni prima, quando girò un cortometraggio,
nel medesimo luogo, su Don Chisciotte. Il film nella prima parte è pieno di
flashback: vediamo un giovane Toby, aiutato dai suoi amici, intento a parlare
un incerto spagnolo con lo scopo di convincere un vecchio calzolaio del paesino
a interpretare il ruolo del pazzo Don Chisciotte. Come per magia, ritornando ai
giorni nostri, Toby recupera una copia del suo vecchio cortometraggio che non
vede ormai da anni. Soltanto qualche ora dopo la sua vita s'intreccerà ancora
una volta con il vecchio calzolaio. C'è solo un piccolo problema, costui adesso
è cambiato e crede davvero di essere Don Chisciotte in persona: è impazzito,
come il protagonista della fortunata Novela Picaresca di Cervantes. I due
partono, spinti da una serie di eventi improbabili, con il povero Toby che si
trova costretto a recitare la parte di Sancho Panza per tenere sotto controllo
il vecchio pazzo.
Il film diventa ben presto una sorta di road movie nelle desolate terre
spagnole.

Se avete già
avuto a che fare con un film di Gilliam, riconoscerete sicuramente alcune
caratteristiche del suo folle cinema; un cinema capace di far sognare lo
spettatore e di farlo entrare al suo interno. E' un'opera che si collega con
"Brazil", che considero il suo capolavoro assoluto, come una sorta di
seguito non dichiarato per le tematiche trattate: sogno e realtà. Con il passare
dei minuti, e con la situazione dei due protagonisti che si fa sempre più
disperata, la regia di Gilliam sale in cattedra: ritroviamo le sue inquadrature
sghembe, gli angoli sparati, la cinepresa girare intorno ai personaggi. Invece,
se siete tra i pochi che non hanno mai visto un film di Gilliam, esso potrebbe essere
un'esperienza po' particolare poiché necessita una grande empatia da parte
dello spettatore nei confronti dei suoi personaggi. Gilliam li rende memorabili,
caratterizzandoli egregiamente. Il suo Don Chisciotte vi farà piangere e
ridere. Inoltre, tutti i protagonisti sono marci, corrotti, chi più chi meno,
siano essi musulmani, russi o spagnoli. Gilliam ne ha per tutti e non guarda in
faccia nessuno, è il suo personalissimo film atteso per anni. Il prodotto è
freschissimo, originale, nonostante la sceneggiatura sia stata scritta quasi
trenta anni fa: la scena del bar - quando Toby spazza via i sottotitoli - è una
delle più geniali degli ultimi anni, giusto per fare un esempio. E, per
terminare, non posso non menzionare la sequenza finale, senza anticipare nulla,
che è da antologia, con i due che vanno incontro a un sole rosso sangue, un
tramonto che riempie tutto lo schermo.
Il mondo ha
aspettato venticinque anni per vedere "The man who killed Don
Chisciotte". Personalmente, ne avrei aspettati anche quaranta per vedere
questo ennesimo grandioso lavoro di Terry Gilliam, probabilmente il suo manifesto.

Sembra davvero originale ed attuale, voglio vederlo al più presto!
RispondiEliminaSembra davvero originale ed attuale, voglio vederlo al più presto!
RispondiEliminaGrazie per aver lasciato un commento :)
RispondiEliminaSi, è davvero una storia originale. Ti consiglio di andare al più presto al cinema, merita davvero ;)
Lo farò, certamente! Grazie a te
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