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lunedì 30 dicembre 2019

LA SERIE TV PIU' BELLA VISTA QUEST'ANNO

Nella piccola città di BandBridge, situata nell'Irlanda del Nord, si trova un monumento dedicato a Francis Cozier, l'ultimo capitano della mitica nave "Terror", della Royal Navy britannica. Essa sarà la protagonista di questa recensione, poiché ho deciso di parlarvi della serie tv dedicata alla celeberrima nave e al suo capitano; uscita nel 2018 per Amazon prime essa si chiama "The Terror", riferendosi perciò non principalmente ad un terrore astratto, ma al nome stesso della nave. Perché la vicenda è quella di due navi di Sua Maestà la Regina Vittoria, siamo nel 1848, nel bel mezzo dell'Età Vittoriana, ed esse sono stracolme di uomini che vogliono fare la storia: trovare un passaggio a nord - ovest per nuove e vantaggiose rotte commerciali e tornare da eroi in patria. Il problema? I ghiacci del profondo nord, che bloccano e inchiodano letteralmente le navi (oltre la Terror c'è la Erebus), e il terrificante freddo. Perciò, la serie tv parte da un vero evento storico, molto preciso e accurato, per aggiungere l'elemento sovrannaturale, un ALTRO terrore. 
La serie tv, composta da dieci episodi, si prende il suo tempo, esplora ogni angolo, lo spettatore non può che ascoltare immobile ogni scricchiolio e cigolio, fino ad averne paura. La macchina da presa si aggira per la nave con estrema esperienza, diventa un tutt'uno con essa, finché il tempo passa, gli uomini iniziano a morire misteriosamente e il cibo inizia a finire. A questo punto, gli uomini, insieme al capitano Cozier, sono costretti a incamminarsi tra le gelide terre del nord, per trovare un aiuto, fronteggiare i pericoli e razionare il cibo rimasto.
Tra i moltissimi interpreti spiccano su tutti Jared Harris, che interpreta il già citato Cozier, regalandoci una performance davvero mozzafiato; come non menzionare Paul Ready, che interpreta il dottore della Terror, Goodsir; Adam Nagaitis interpreta l'arruolato Cornelius Hickey; e, infine, Nive Nielsen, interpreta Lady Silence, una nativa dei ghiacci.
Ma sono il Capitano e Hickey i due personaggi che compiono una totale evoluzione nel corso della serie: il primo, da capitano dedito all'alcol, diventa un uomo deciso, finalmente maturo, con il passare del tempo, che riesce finalmente a guidare i suoi disperati uomini; il secondo, da semplice arruolato, diventa un disertore assetato di potere e pronto a tutto per il suo scopo. Due personaggi davvero ben caratterizzati che compiono la loro evoluzione a trecentosessanta gradi.
La serie tv parte piano, come ho detto, per poi crescere ed esplodere negli episodi finali e, quando lo fa, lo spettatore non può che rimanere senza parole, sconvolto ma appagato per l'attesa. Essa fa del suo punto di forza proprio l'attesa, ma anche il silenzio (la colonna sonora è praticamente assente, e anche quando c'è sembra non esserci), le interpretazioni eccellenti degli attori da noi quasi tutti sconosciuti, la ricostruzione storica e l'ambientazioni tra i ghiacci, oltre che ad un terrore strisciante che si fa percepire sempre di più, episodio dopo episodio.

Basata sull'omonimo romanzo di Dan Simmons, uno scrittore horror spesso affiancato a Stephen King, e prodotta da Ridley Scott, questa è una serie tv che sento di consigliarvi caldamente e che ogni amante della storia inglese, dell'avventura e dell'horror non può lasciarsi sfuggire.
"(…) Aveva portato tutte quelle navi i cui nomi sono come gioielli sfavillanti nella notte del tempo, dal Golden Hind che tornava coi fianchi rotondi colmi di tesori, per ricevere la visita di Sua Maestà la Regina e uscire così dalla saga gigantesca, all'Erebus e al Terror, partiti per altre conquiste - che non tornarono mai più."

Joseph Conrad - Cuore di tenebra, 1899, pag. 7

mercoledì 25 dicembre 2019

I MIGLIORI FILM VISTI NEL 2019


N.B. Gran parte dei film da me citati in questo post sono stati proiettati per la prima volta lo scorso anno; tuttavia, essi sono usciti IN ITALIA quest’anno, in ritardo rispetto al loro paese di produzione, e quindi sono stati visti dal sottoscritto soltanto nel 2019 e, di conseguenza, fanno parte della classifica. Quest’ultima, inoltre, ci tengo a precisare, è puramente soggettiva, e rispecchia banalmente i miei gusti. 

Nota positiva: sono riuscito a vedere la maggior parte dei film qui sotto elencati al cinema, empatizzando ancora di più con le vicende proposte. 

MENZIONI SPECIALI: 

-     “The souvenir” di Joanna Hogg, 2019/USA-UK      : di questo film conoscevo soltanto l’onnipresente Tilda Swinton, che interpreta la madre della protagonista, Julie, una aspirante regista che avrà una relazione con un uomo, la quale diventerà tossica per entrambi. 

-    “Noi” di Jordan Peele, 2019/USA: dopo “Scappa – get out”, un altro grande film politico di Peele, che sfrutta ancora il tema del razzismo per criticare il sistema americano e la sua storia. 

    “Un giorno di pioggia a New York” di Woody Allen, 2019/USA: tanto jazz, tanta pioggia, un cast stellare e una magnifica New York dei giorni nostri fanno di questo travagliato film un piccolo bijoux. 

“Rocketman” di Dexter Fletcher, 2019/UK-USA-CAN: dopo il biopic su Freddy Mercury, Fletcher ci regala la biografia di Elton John, facendo un passo avanti rispetto al precedente film, aggiungendo parti di vero e proprio musical. Interessante.

Ed ora la vera e propria classifica:

15) “Dolor y gloria” di Pedro Almodovar, 2019/SPA: in questo intimo film, che racconta la storia di un regista omosessuale in crisi con il suo passato, il celebre cineasta spagnolo dirige un grandioso Antonio Banderas, che recita come mai aveva fatto prima, firmando una interpretazione sentita e sofferta. La tv italiana dovrebbe trasmettere film come questo, piuttosto di pubblicità con una gallina e un grande attore reso irriconoscibile da tremende battute ... 
14) “I morti non muoiono” di Jim Jarmusch, 2019/USA-SVE: intelligentissimo film politico, a sfondo horror, ambientato in piena apocalisse zombie. Spassoso e profondo allo stesso tempo. Da recuperare assolutamente. 
13) “Storia di un matrimonio” di Noah Baumbach, 2019/USA: il titolo spiega già il tema trattato nella pellicola; ma essa andrebbe vista per le incredibili performance di Adam Driver e Scarlett Johansson, che firmano le migliori interpretazioni della loro carreria, impersonando una coppia nella delicata fase di divorzio. 
12) “L’ufficiale e la spia” di Roman Polanski, 2019/FRA-ITA: questa volta Polanski s’ispira a Kubrick (in particolar modo a “Barry Lyndon”) per il suo film in costume sulla vicenda dell’affare Dreyfus nella Francia antisemita di fine ottocento. Il J’accuse del regista polacco è dunque un potente film politico, girato con una grazia sopraffina, degna del vecchio Stanley, appunto. 
11) “Suspiria” di Luca Guadagnino, 2018/ITA-USA: da noi uscito soltanto a Gennaio, dopo il successo di “Chiamami col tuo nome” il buon regista italiano firma il remake del capolavoro di Argento ispirandosi più al cinema di Zulawski (c’è tanta guerra fredda in questo remake ambientato a Berlino) che a quello del buon vecchio Dario. Di questo film parlerò sicuramente in futuro, perché va approfondito. 
10) “Joker” di Todd Phillips, 2019/USA: ed eccoci al film più chiacchierato dell’anno; esso mi ha colpito moltissimo più per le sue atmosfere scorsesiane (questa Ghotam ricorda tantissimo la New York di “Taxi Driver”) rispetto alla pur ottima interpretazione di Phoenix – ma che in altri film ha dato il meglio di sé. Film introspettivo capace di catturare le masse: wow! 
9) “Van Gogh – sulla soglia dell’eternità” di Julian Schnabel, 2018/USA-FRA: lo spettatore, in questo film, diventa letteralmente il pittore olandese e viene catapultato in un mondo a contatto con la natura, dove le sensazioni risultano l’unica cosa importante. Già immortale l’interpretazione di Willem Dafoe. Soprendente ed emozionante. 
8) “Green book” di Peter Farrelly, 2018/USA: c’è tanto jazz in questo road movie premiato con l’oscar al miglior film; una storia d’amicizia davvero emozionante e coinvolgente tra un autista e un pianista classico di colore nell’america razzista dei primi anni sessanta. Un piccolo gioiello.
  7) “Midsommar” di Ari Aster, 2019/USA-SVE: in questo superbo horror ambientato nel nord europa c’è tantissima luce, cosa che non capita spesso in un film di questo genere. Un’incredibile discesa negli inferi per dei giovani amici americani, in vacanza in un paesino legato alle sue “particolari” tradizioni. Dopo “Hereditary”, il giovane regista americano continua a sconvolgere e a inquietare lo spettatore. 
6) “C’era una volta a Hollywood” di Quentin Tarantino, 2019/USA-UK: di questo film ne ho già parlato in una apposita recensione dopo averlo visto. Dai, cos’altro aggiungere?! Quentin non perde un colpo …
5)“Il primo re” di Matteo Rovere, 2019/ITA-BEL: un film epico sulla storia di Romolo e Remo di un regista italiano, per lo più recitato in protolatino e interpretato dal bravissimo Alessandro Borghi non poteva che entrare nei piani alti di questa classifica. 
4) “Vice – l’uomo nell’ombra” di Adam McKay, 2018/USA: in pieno stile del regista, questo eccentrico film biografico, incentrato sulla vita del vicepresidente Cheney (intepretato da un irriconoscibile Christian Bale), sa come soprendere continuamente lo spettatore; inoltre, McKay, come per il suo precedente lavoro “La grande scommessa”, sa come criticare il sistema americano, facendoti, però, allo stesso tempo, empatizzare tantissimo con i personaggi. 
3) “La favorita” di Yorgos Lanthimos, 2018/IRL-UK-USA: il regista greco sa come rinnovarsi, capolavoro dopo capolavoro. Qui realizza un film in costume pieno di black humor, tipico del cinema europeo, nonostante la produzione fortemente americana, il successo commerciale e le vittorie agli Oscar 2019. Grandissima regia, la sua, nonostante la giovanissima età, cosa che mi lascia incredulo ogni volta. Maestoso. 
2) “The Irishman” di Martin Scorsese, 2019/USA: dalla durata di tre ore e mezza, appena approdato sulla piattaforma Netflix, esso rappresenta il testamento del cinema gangster del regista americano; una vera e propria epopea. Un film stanco, volutemente lento, che si distacca tanto da “Quei bravi ragazzi” e, infine, <<interpretato dagli amici>> di Scorsese (De Niro, Al Pacino, Joe Pesci & Harvey Keitel). Il film equivale ad un “C’era una volta in America” a tinte scorsesiane. Forse  è da ricercare in questo capolavoro la migliore regia, in termini tecnici, del 2019. Imponente.
1) “Parasite” di Bong Joon – Ho, 2019/CDS: mai un film coreano aveva trionfato a Cannes; forse questo basterebbe per scatenare la curiosità di chiunque. Ma voglio dire di più: è difficile rammentarmi di un film di un paio d’ore che mischi alla perfezione il dramma, la commedia, il black humor, il thriller, il giallo e, perché no, anche l’horror … un film completo, a dir poco perfetto, che si ribalta sequenza dopo sequenza e fa dei colpi di scena e delle trovate originali i suoi punti di forza. L’ho già visto due volte e a ogni visione sa scuotere come se fosse la prima. Quando dovrò rispondere, in futuro, <<cos’è un capolavoro nel cinema?>>, allora risponderò menzionando questa pellicola. 

martedì 10 dicembre 2019

I LIBRI PIU’ BELLI LETTI NEL 2019

Il 2019 è stato un anno prolifico in quanto a letture, poiché soltanto nel 2016 ho letto un maggior numero di libri; oggi, a tal proposito, voglio elencare quelli che ho amato di più durante l’anno che sta per lasciare spazio al nuovo decennio. Quindi, ho classificato i libri più belli, un compito per nulla facile, lasciando fuori dalla classifica alcuni libri che vorrei menzionare comunque, come:
  • -         “Doppio sogno” di Arthur Schnitzler, 1925: la novella dello scrittore austriaco è stato il primo libro letto nel 2019; da esso è stato trasposto per il grande schermo l’ultimo capolavoro di Kubrick, “Eyes wide shut”.
  • -         “La strada” di Cormac McCarthy, 2006: vincitore del Premio Pulitzer l’anno successivo, questo romanzo post apocalittico, dalla prosa essenziale e ridotta all’osso, esplora in profondità il rapporto padre – figlio.
  • -         “Il dolore è una cosa con le piume” di Max Porter, 2016: libro che mescola prosa e poesia, si è rivelato una piacevole sorpresa; una fiaba grottesca che vede un uomo perdere la propria moglie e restare con i due figlioletti, proprio in quel momento di sconforto ecco che appare nella loro casa la misteriosa figura del Corvo …
  • -         “Le cose che non facciamo” di Andrés Neuman, 2017: raccolta di racconti davvero particolare di questo giovane scrittore argentino, che riesce a scrivere iconici racconti brevi anche di sole due pagine!
  • -         “Sayonara, Gangsters” di Takahashi Gen’ichiro, 1982: forse il romanzo più folle che io abbia mai letto, esso vede personaggi come killer immortali, gatti bere latte e vodka, poeti trasformati in frigoriferi, alieni in vacanza studio sulla terra, persone che si regalano nomi … queste piccole informazioni basterebbero per convincere chiunque a leggere questa perla postmoderna!
Dopo aver menzionato queste opere comunque meravigliose, è tempo di scoprire la classifica effettiva dei libri che più ho amato nel 2019; essa comprende quindici posizioni e, ovviamente, non è in ordine oggettivo ma puramente soggettivo: 

15) “Trilogia di New York” di Paul Auster, 1985: romanzo costituito da tre novelle, esso parte come un classico noir per poi arrivare ad essere un libro che fa della psicologia il suo punto di forza; la favolosa New York raramente è stata descritta in modo così sognante e concreto al medesimo tempo. 

14) “L’istituto” di Stephen King, 2019: quest’anno ho finalmente ritrovato lo scrittore americano, che mi aveva deluso con i suoi ultimi lavori, e che avevo quindi accantonato per un bel po’; qui King va sull’usato sicuro, riuscendo a creare una buona storia di fantascienza, ma soprattutto di amicizia e di formazione, con una forte critica a Trump, come non gli riusciva da tanto tempo. Un romanzo per tutti, anche per i più giovani. 

13) “Le nostre anime di notte” di Kent Haruf, 2017: l’ultimo romanzo prima della scomparsa dello scrittore divenuto celebre per la “Trilogia della pianura”, è un’opera intima, dolce, delicata, stilisticamente semplice, dove due persone anziane, un uomo e una donna, ormai entrambi senza la rispettiva dolce metà, decidono di passare le notti insieme. Struggente.

12) “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia, 1961: romanzo visionario e soprattutto coraggioso, un inno contro la mafia e la politica italiana di quegli anni, dominata dalla DC. Romanzo assai sottovalutato, dovrebbe essere, invece, riscoperto nelle scuole. 

11) “Le città invisibili” di Italo Calvino, 1972: cosa dire di questo classico della narrativa italiana, dove la fantasia e il viaggio sono gli elementi principali? Beh, leggere delle fantastiche e surreali città esplorate - chissà! - da Marco Polo resta un’esperienza unica che consiglio a chiunque.

10) “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez, 1967: entriamo in top ten con il premio Nobel colombiano, che ci ha regalato un’epopea generazionale unica, grottesca, con personaggi memorabili e divertenti in pieno stile Marquez. Parliamo di capolavoro? Direi proprio di sì …

9) “Umiliati e offesi” di Fedor Dostoevskij, 1861: scoperto lo scorso anno con “Delitto e castigo”, non ho più lasciato lo scrittore russo, che si è annoverato subito tra i miei preferiti; quest’anno ho letto diversi suoi libri, tutti splendidi, ma questo merita più degli altri di entrare in classifica. “Umiliati e offesi” si presenta come un romanzo contro la povertà e le classi nobili della Russia zarista, riuscendo a commuovere, e non poco, il lettore. 

8) “L’Aleph” di Jorge Luis Borges, 1949: la raccolta di racconti più celebre del grandissimo scrittore argentino, mescola la finzione e il mito con la filosofia, creando qualcosa che nessun altro scrittore riuscirà più a replicare. 

7) “Teatro” di Samuel Beckett, 2014: lo scrittore irlandese trapiantato in Francia, capostipite di quello che sarà conosciuto come teatro dell’assurdo, ci ha regalato copioni davvero memorabili e imprescindibili durante tutto il corso della sua vita, esplorati dal sottoscritto in una notevole edizione del 2014 targata Einaudi. La mia opera teatrale preferita della raccolta rimane la mai citata “L’ultimo nastro di Krapp”. 

6) “Solaris” di Stanislaw Lem, 1961: conosciuto come uno degli scrittori di fantascienza più innovativi di sempre, il polacco è infatti riuscito a creare un romanzo che può essere inteso anche come opera filosofica – poiché nel lontano pianeta “Solaris”, esplorato dai terresti, si materializzano gli spettri dei grandi amori del passato; la fantascienza, dunque, è solo un pretesto per esplorare i più profondi sentimenti umani. Imperdibile. 

5) “Epepe” di Ferenc Karinthy, 1970: riscoperto ultimamente dalla casa editrice Adelphi, questo grottesco romanzo ungherese vede come protagonista un importantissimo linguista che, dopo un volo per raggiungere un paese del nord per una conferenza, si ritrova catapultato in un mondo parallelo, popolato da persone tali e quali a noi ma che, per comunicare, utilizzano una incomprensibile lingua, intraducibile persino a un famoso linguista come il protagonista! Dalla situazione fortemente kafkiana, questo libro rimane una delle mie più felici scoperte. Un libro sul linguaggio e sulla incomunicabilità come questo è da non perdere. 

4) “Sette minuti dopo la mezzanotte” di Patrick Ness, 2011: sfiora la top 3 questo romanzo struggente - ideato da Conor O’Malley, morta di cancro prima di poterlo scrivere, e terminato da Ness – esso parla di un ragazzino che deve affrontare la fase finale della malattia della madre, malata di cancro. In più, ogni notte, poco dopo la mezzanotte, un mostro davvero particolare va a fare visita al ragazzo, per raccontargli delle particolari fiabe … per chi ha passato situazioni simili, questo libro potrebbe essere una vera rivelazione – e così per me è stato. Mi ha commosso come non mai; spacciato come libro per ragazzi, esso in realtà descrive benissimo la malattia e, quindi, risulta a momenti davvero difficile da leggere. È un libro per tutti, anche e soprattutto per i più grandi. Vi lascio qui sotto il favoloso incipit, brevissimo, uno dei più emblematici di sempre, secondo me, che non potrà lasciarvi indifferenti, dove già si viene a creare un mondo a parte: 

“Il mostro si presentò poco dopo la mezzanotte. È così che fanno.” 

3) “Crash” di James Graham Ballard, 1973: la top 3, invece, si apre con un romanzo scritto divinamente da Ballard, autore di fantascienza, che descrive un mondo (quasi distopico) nel quale tecnologia ed erotismo convivono alla perfezione; raramente ho letto una storia così originale e, allo stesso tempo, altamente poetica, nonostante i complessi temi trattati. 

2) “Trilogia della città di K” di Agota Kristof, 1986: composto da tre storie strettamente e inevitabilmente collegate tra di loro, il libro della Kristof è un inno contro le dittature e la guerra in generale, dove la psicologia risulta fondamentale per comprendere questa meravigliosa, ma contorta, terribile e crudissima storia. Le novelle, scritte con uno stile veloce, ma davvero crudissimo, sono difficili da leggere in diversi punti, per le descrizioni terribili di un paese devastato dalla guerra. Il libro è un vero e proprio capolavoro. Non per tutti, magari, ma questo è davvero un’opera che meritava riconoscimenti assoluti per la scrittrice ungherese. 

1) “La metamorfosi” di Franz Kafka, 1915: alla prima posizione ho piazzato questo capolavoro intramontabile dello scrittore ceco, che ha ispirato praticamente … tutto! Un racconto così in bilico tra il grottesco, l’horror, il fantastico, pieno di black humor e di tratti psicologici, non si trova molto facilmente. Questo racconto mi ha rapito ed è una delle cose più incredibili che io abbia mai letto. 

Eccoci arrivati alla fine della classifica; spero che la descrizione di questi libri possa almeno incuriosirvi un po’. Non è stato facile parlarvene senza svelare molto sulle relative trame e catturare, con pochi elementi la vostra attenzione. Spero di esserci riuscito. In ogni caso, è stato un anno di letture memorabili, che spero possa ripetersi l’anno a venire. Il prossimo post, di conseguenza, sarà sui film migliori del 2019 e vi assicuro che parlerò di pellicole davvero imperdibili. Quindi, per saperne di più, restate collegati su “Adieu au cinéma”!  

UNA BATTAGLIA DOPO L'ALTRA - PICCOLA ANALISI DI UN GRANDE CAPOLAVORO

0.1 Il film parte subito in quarta, spiazza lo spettatore, mostrando da una parte le azioni del gruppo rivoluzionario “French 75” di chiara ...