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martedì 10 dicembre 2019

I LIBRI PIU’ BELLI LETTI NEL 2019

Il 2019 è stato un anno prolifico in quanto a letture, poiché soltanto nel 2016 ho letto un maggior numero di libri; oggi, a tal proposito, voglio elencare quelli che ho amato di più durante l’anno che sta per lasciare spazio al nuovo decennio. Quindi, ho classificato i libri più belli, un compito per nulla facile, lasciando fuori dalla classifica alcuni libri che vorrei menzionare comunque, come:
  • -         “Doppio sogno” di Arthur Schnitzler, 1925: la novella dello scrittore austriaco è stato il primo libro letto nel 2019; da esso è stato trasposto per il grande schermo l’ultimo capolavoro di Kubrick, “Eyes wide shut”.
  • -         “La strada” di Cormac McCarthy, 2006: vincitore del Premio Pulitzer l’anno successivo, questo romanzo post apocalittico, dalla prosa essenziale e ridotta all’osso, esplora in profondità il rapporto padre – figlio.
  • -         “Il dolore è una cosa con le piume” di Max Porter, 2016: libro che mescola prosa e poesia, si è rivelato una piacevole sorpresa; una fiaba grottesca che vede un uomo perdere la propria moglie e restare con i due figlioletti, proprio in quel momento di sconforto ecco che appare nella loro casa la misteriosa figura del Corvo …
  • -         “Le cose che non facciamo” di Andrés Neuman, 2017: raccolta di racconti davvero particolare di questo giovane scrittore argentino, che riesce a scrivere iconici racconti brevi anche di sole due pagine!
  • -         “Sayonara, Gangsters” di Takahashi Gen’ichiro, 1982: forse il romanzo più folle che io abbia mai letto, esso vede personaggi come killer immortali, gatti bere latte e vodka, poeti trasformati in frigoriferi, alieni in vacanza studio sulla terra, persone che si regalano nomi … queste piccole informazioni basterebbero per convincere chiunque a leggere questa perla postmoderna!
Dopo aver menzionato queste opere comunque meravigliose, è tempo di scoprire la classifica effettiva dei libri che più ho amato nel 2019; essa comprende quindici posizioni e, ovviamente, non è in ordine oggettivo ma puramente soggettivo: 

15) “Trilogia di New York” di Paul Auster, 1985: romanzo costituito da tre novelle, esso parte come un classico noir per poi arrivare ad essere un libro che fa della psicologia il suo punto di forza; la favolosa New York raramente è stata descritta in modo così sognante e concreto al medesimo tempo. 

14) “L’istituto” di Stephen King, 2019: quest’anno ho finalmente ritrovato lo scrittore americano, che mi aveva deluso con i suoi ultimi lavori, e che avevo quindi accantonato per un bel po’; qui King va sull’usato sicuro, riuscendo a creare una buona storia di fantascienza, ma soprattutto di amicizia e di formazione, con una forte critica a Trump, come non gli riusciva da tanto tempo. Un romanzo per tutti, anche per i più giovani. 

13) “Le nostre anime di notte” di Kent Haruf, 2017: l’ultimo romanzo prima della scomparsa dello scrittore divenuto celebre per la “Trilogia della pianura”, è un’opera intima, dolce, delicata, stilisticamente semplice, dove due persone anziane, un uomo e una donna, ormai entrambi senza la rispettiva dolce metà, decidono di passare le notti insieme. Struggente.

12) “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia, 1961: romanzo visionario e soprattutto coraggioso, un inno contro la mafia e la politica italiana di quegli anni, dominata dalla DC. Romanzo assai sottovalutato, dovrebbe essere, invece, riscoperto nelle scuole. 

11) “Le città invisibili” di Italo Calvino, 1972: cosa dire di questo classico della narrativa italiana, dove la fantasia e il viaggio sono gli elementi principali? Beh, leggere delle fantastiche e surreali città esplorate - chissà! - da Marco Polo resta un’esperienza unica che consiglio a chiunque.

10) “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez, 1967: entriamo in top ten con il premio Nobel colombiano, che ci ha regalato un’epopea generazionale unica, grottesca, con personaggi memorabili e divertenti in pieno stile Marquez. Parliamo di capolavoro? Direi proprio di sì …

9) “Umiliati e offesi” di Fedor Dostoevskij, 1861: scoperto lo scorso anno con “Delitto e castigo”, non ho più lasciato lo scrittore russo, che si è annoverato subito tra i miei preferiti; quest’anno ho letto diversi suoi libri, tutti splendidi, ma questo merita più degli altri di entrare in classifica. “Umiliati e offesi” si presenta come un romanzo contro la povertà e le classi nobili della Russia zarista, riuscendo a commuovere, e non poco, il lettore. 

8) “L’Aleph” di Jorge Luis Borges, 1949: la raccolta di racconti più celebre del grandissimo scrittore argentino, mescola la finzione e il mito con la filosofia, creando qualcosa che nessun altro scrittore riuscirà più a replicare. 

7) “Teatro” di Samuel Beckett, 2014: lo scrittore irlandese trapiantato in Francia, capostipite di quello che sarà conosciuto come teatro dell’assurdo, ci ha regalato copioni davvero memorabili e imprescindibili durante tutto il corso della sua vita, esplorati dal sottoscritto in una notevole edizione del 2014 targata Einaudi. La mia opera teatrale preferita della raccolta rimane la mai citata “L’ultimo nastro di Krapp”. 

6) “Solaris” di Stanislaw Lem, 1961: conosciuto come uno degli scrittori di fantascienza più innovativi di sempre, il polacco è infatti riuscito a creare un romanzo che può essere inteso anche come opera filosofica – poiché nel lontano pianeta “Solaris”, esplorato dai terresti, si materializzano gli spettri dei grandi amori del passato; la fantascienza, dunque, è solo un pretesto per esplorare i più profondi sentimenti umani. Imperdibile. 

5) “Epepe” di Ferenc Karinthy, 1970: riscoperto ultimamente dalla casa editrice Adelphi, questo grottesco romanzo ungherese vede come protagonista un importantissimo linguista che, dopo un volo per raggiungere un paese del nord per una conferenza, si ritrova catapultato in un mondo parallelo, popolato da persone tali e quali a noi ma che, per comunicare, utilizzano una incomprensibile lingua, intraducibile persino a un famoso linguista come il protagonista! Dalla situazione fortemente kafkiana, questo libro rimane una delle mie più felici scoperte. Un libro sul linguaggio e sulla incomunicabilità come questo è da non perdere. 

4) “Sette minuti dopo la mezzanotte” di Patrick Ness, 2011: sfiora la top 3 questo romanzo struggente - ideato da Conor O’Malley, morta di cancro prima di poterlo scrivere, e terminato da Ness – esso parla di un ragazzino che deve affrontare la fase finale della malattia della madre, malata di cancro. In più, ogni notte, poco dopo la mezzanotte, un mostro davvero particolare va a fare visita al ragazzo, per raccontargli delle particolari fiabe … per chi ha passato situazioni simili, questo libro potrebbe essere una vera rivelazione – e così per me è stato. Mi ha commosso come non mai; spacciato come libro per ragazzi, esso in realtà descrive benissimo la malattia e, quindi, risulta a momenti davvero difficile da leggere. È un libro per tutti, anche e soprattutto per i più grandi. Vi lascio qui sotto il favoloso incipit, brevissimo, uno dei più emblematici di sempre, secondo me, che non potrà lasciarvi indifferenti, dove già si viene a creare un mondo a parte: 

“Il mostro si presentò poco dopo la mezzanotte. È così che fanno.” 

3) “Crash” di James Graham Ballard, 1973: la top 3, invece, si apre con un romanzo scritto divinamente da Ballard, autore di fantascienza, che descrive un mondo (quasi distopico) nel quale tecnologia ed erotismo convivono alla perfezione; raramente ho letto una storia così originale e, allo stesso tempo, altamente poetica, nonostante i complessi temi trattati. 

2) “Trilogia della città di K” di Agota Kristof, 1986: composto da tre storie strettamente e inevitabilmente collegate tra di loro, il libro della Kristof è un inno contro le dittature e la guerra in generale, dove la psicologia risulta fondamentale per comprendere questa meravigliosa, ma contorta, terribile e crudissima storia. Le novelle, scritte con uno stile veloce, ma davvero crudissimo, sono difficili da leggere in diversi punti, per le descrizioni terribili di un paese devastato dalla guerra. Il libro è un vero e proprio capolavoro. Non per tutti, magari, ma questo è davvero un’opera che meritava riconoscimenti assoluti per la scrittrice ungherese. 

1) “La metamorfosi” di Franz Kafka, 1915: alla prima posizione ho piazzato questo capolavoro intramontabile dello scrittore ceco, che ha ispirato praticamente … tutto! Un racconto così in bilico tra il grottesco, l’horror, il fantastico, pieno di black humor e di tratti psicologici, non si trova molto facilmente. Questo racconto mi ha rapito ed è una delle cose più incredibili che io abbia mai letto. 

Eccoci arrivati alla fine della classifica; spero che la descrizione di questi libri possa almeno incuriosirvi un po’. Non è stato facile parlarvene senza svelare molto sulle relative trame e catturare, con pochi elementi la vostra attenzione. Spero di esserci riuscito. In ogni caso, è stato un anno di letture memorabili, che spero possa ripetersi l’anno a venire. Il prossimo post, di conseguenza, sarà sui film migliori del 2019 e vi assicuro che parlerò di pellicole davvero imperdibili. Quindi, per saperne di più, restate collegati su “Adieu au cinéma”!  

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