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domenica 5 dicembre 2021

P'TIT QUINQUIN - FILM E MINISERIE TELEVISIVA!

È arrivato recentemente, tramite il Sacro Programma per cinefili di Enrico Ghezzi (“Fuori Orario”), un film francese del 2014, “P’tit Quinquin” (“Piccolo Quinquin”), per la regia di Bruno Dumont. Proiettato per la prima volta al Festival di Cannes del 2014, il film è stato rilasciato qualche mese più tardi sotto forma di miniserie televisiva per la tv francese. Dunque, è questo un prodotto che può essere considerato sia come un lungometraggio dalla durata di quasi tre ore e mezza, sia come una miniserie televisiva composta da quattro episodi; … anche da noi esso è arrivato sotto forma di miniserie tv.

Ambientata in una piccolissima cittadina del nord della Francia che dà sul mare, tanto che sarebbe possibile, secondo uno dei protagonisti del film, <<osservare le coste della Gran Bretagna>>, questo film/miniserie può essere considerato come la risposta francese ai “Segreti di Twin Peaks” di David Lynch; infatti, il clima che si respira è altamente grottesco, pieno di humor nero e fuori dagli schemi: è una miniserie unica, insomma! I tempi sono dilatati, la regia compie tantissimi piani sequenza e anch’essa si prende i suoi tempi, con movimenti di macchina molto lenti, la fotografia è molto luminosa (ma incredibilmente questo aspetto non infastidisce), ma a colpire sono soprattutto i personaggi, completamente fuori di testa.

Questo film può rientrare nel genere giallo/poliziesco e ruota attorno a una serie di omicidi in questo piccolo microcosmo creato dal regista, tanto che si arriverà a parlare di entità maligne che dominano il luogo … il primo omicidio, per esempio, vede protagonista una donna fatta a pezzi e inserita all’interno di una … mucca! Eppure, le storie vanno oltre i semplici omicidi, anche se ci sono sì molte indagini, ma le cose davvero importanti sono le relazioni tra i personaggi e il concatenarsi degli eventi. Il protagonista principale è il nostro piccolo Quinquin, che ha un difetto al naso e porta anche un apparecchio acustico, un ragazzino che ama l’avventura e spostarsi con la sua bici in compagnia della sua fidanzatina Eve, sua vicina di casa. Inoltre, importantissimi sono i due poliziotti, il capitano Van Der Weyden e il tenente Carpentier, due veri outsider nonostante l’importante carica; vi basti sapere, per esempio, che il capitano è pieno zeppo di tip al volto e agli occhi!

Infatti, una delle cose più rilevanti di questa opera è che nessuno degli attori è un vero professionista (sono tutti reali abitanti della regione di Pas-Des-Calais) e molti di loro hanno seri handicap fisici come il capitano, appunto, Quinquin o lo zio del ragazzo, un giovane che ha problemi nel camminare; proprio per questi motivi l’opera è stata criticata e il regista Dumont quasi messo alla gogna. Quest’ultimo si è difeso dalle accuse dicendo di voler dare al tutto un tocco più autentico e realistico. Inoltre, ha risposto anche all’accusa che vede protagonista l’attore dello zio di Quinquin, che in varie gag ruota su sé stesso prima di cadere a terra per colpa della sua disabilità – ebbene, quella mossa è stata scelta proprio dall’attore perché è un gesto che ama fare!

Personalmente ho apprezzato molto il casting, un gruppo di freaks che danno al tutto un tocco ancor più grottesco. Poi, a differenza dei film con grande budget che vedono sempre come protagonisti attori bellissimi e famosi, in questo caso sono tutte persone normali, lontane dai nostri canoni di bellezza, e questa è una cosa che ho adorato.

Nonostante le accuse, il film è stato ben accolto dalla critica, soprattutto dai celebri “Cahiers du Cinéma”, che lo hanno inserito più volte nelle loro classifiche di fine anno. Anche qui in Italia è stato apprezzato, anche se in pochi lo hanno visto. Al momento non è più disponibile su raiplay, ma sono sicuro che un giorno tonerà sulla piattaforma, come giusto che sia! 

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