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sabato 30 dicembre 2023

LISTA DEI MIGLIORI FILM DEL 2023 (50 titoli!!!)

44) “Nessuno ti salverà” di Brian Duffield (2023): su Disney+ sbarcano gli alieni e il film nella prima parte convince pure, finché non si perde un po’. Ma il vero problema è quello d’ispirarsi non solo ad un paio di film fantascientifici ma a una vastità di pellicole del genere sci-fi! Peccato, perché il film è coraggiosissimo: è interamente muto! E di questi tempi, ci vuol tanto fegato …

43) “Diabolik – Ginko all’attacco!” dei Manetti bros. (2022): Marinelli era un Diabolik migliore, secondo me, ma questa volta è il film a convincere. Niente di clamoroso, ma i colpi di scena non mancano. Ed è già qualcosa.

42) “Tiziano Terzani – il viaggio della vita” di Mario Zanot (2023): documentario che ripercorre a tappe la vita del mio giornalista preferito, dalla nascita a Firenze fino alla morte tra i monti dell’Appennino pistoiese, passando per i reportage di guerra in oriente. Un documentario classico, più per neofiti che altro.  

41) “M3GAN” di Gerard Johnstone (2022): divertissement horror che ragiona sull’eccesso dell’AI. Gradevole. La bambola M3GAN diventerà un piccolo cult, probabilmente.  

40) “Scream VI” di M. Bettinelli-Olpin & T. Gillet (2023): film in linea con gli altri capitoli della saga. Mi sta un po’ più simpatico da quando Melissa Barrera è stata licenziata dal franchise per i suoi post a sostegno della Palestina (seguita da Jenna Ortega che si è licenziata probabilmente a sostegno della collega).

39) “Le otto montagne” di F. Van Groeningen & C. Vandermeersch (2022): ritorna la grande coppia Borghi – Marinelli (i due più grandi volti del nuovo cinema italiano) sul grande schermo e il film anche solo per questo può risultare interessante. Grande recitazione, buona atmosfera e paesaggi mozzafiato per un dramma tratto dal famosissimo romanzo omonimo. Invernale.

38) “The Whale” di Darren Aronofsky (2022): il celebre regista statunitense alle prese con il suo film più realistico e “semplice”, in un certo senso, quasi tutto ambientato in una stanza. C’è tanto, ma tanto dramma in quest’opera tratta da una pièce teatrale. Un ritrovato Brendan Fraser guida il tutto, trasformato dall’ingombrante make-up, e vincitore per questa interpretazione di un premio Oscar più che meritato.

37) “Operation fortune” di Guy Ritchie (2023): solito giocattolone del buon Guy, alle prese con lo spionaggio, in questo caso. Nulla che non si sia mai visto, ma il ritmo c’è, le battute divertono e, almeno a me, il suo cinema piace.

36) “Napoleon” di Ridley Scott (2023): epico, ma non epocale. Ne parlo in modo più dettagliato qui: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=2705524279600990&set=pb.100004303334462.-2207520000&type=3

35) “Close” di Lukas Dhont (2022): dei bravissimi attori bambini interpretano questo film estremamente drammatico ambientato in Belgio. Una storia d’amicizia (o forse d’amore?) destinata ad interrompersi presto … ma per quale motivo?

34) “Kimi” di Steven Soderbergh (2022): thriller semplice, “classico”, ma reso interessante dalla descrizione della protagonista, una ragazza agorafobica alle prese con il Covid e, probabilmente, con un omicidio captato da un messaggio telefonico; ottima interpretazione da parte di una sorprendente Zoe Kravitz dai capelli blu.

33) “Tár” di Todd Field (2022): una strepitosa Cate Blanchett interpreta Lydia Tár, una fittizia e importantissima direttrice d’orchestra, che deve difendersi da infamanti accuse, vedendo la sua carriera crollare da un momento all’altro. Un po’ troppo lungo, ma un viaggio dallo stampo realistico nella psiche destabilizzata di una grande artista.  

32) “EO” di Jerzy Skolimowski (2022): il celebre regista polacco realizza una sorta di remake contemplativo e d’atmosfera del film di culto “Au hasard Balthazar”. Le vicissitudini di un povero asino osservate dal suo stesso punto di vista (non mancano le riprese in soggettiva). Esteticamente riuscito (bella la fotografia a tratti psichedelica), il messaggio animalista risulta essere forse un po’ troppo ridondante.   

31) “Il gatto con gli stivali 2 – l’ultimo desiderio” di Joel Crawford (2022): cambiano lo stile di animazione e il doppiatore (italiano), ma il risultato no. Un altro divertente film sul gatto più famoso del mondo. La storia, destinata soprattutto ai più piccoli, ha il coraggio di parlare dal primo all’ultimo minuto della morte, argomento affrontato con sorprendente serietà. Il cattivo, questa volta, è cattivo per davvero e non esiterà a sacrificare bruscamente anche tutti i suoi aiutanti pur di raggiungere il suo losco obiettivo. Perrito, il personaggio dell’anno!

30) “Il ritorno di Casanova” di Gabriele Salvatores (2023): anche il nostro Salvatores dirige il suo “8 ½”, un film metacinematografico, probabilmente autobiografico, che si avvale di un ottimo bianco e nero e di un grandissimo Toni Servillo. Promosso!

29) “Armageddon Time” di James Gray (2022): il sogno americano deve fare i conti con una realtà da incubo: razzismo, valore dei soldi, la figura di Reagan che incombe … nel 1980 non c’è più il tempo per sognare, anche se sei un bambino. Un plauso all’eterno Anthony Hopkins, qui impegnato nella parte del saggio nonno del protagonista. Un filmone, per quanto mi riguarda.

28) “Masquerade – ladri di amore” di Nicolas Bedos (2022): una commedia che sfocia nell’heist movie nella bellissima Costa Azzurra, che fa da cornice ad un film di inganni a scatole cinesi. Da segnalare il grande ritorno in un ruolo in primo piano per Isabelle Adjani, una delle mie attrici preferite. Non solo per questo, il film merita di far parte di questa classifica.  

27) “The killer” di David Fincher (2023): un killer solitario, interpretato da un freddo ma maestoso Fassbinder, alle prese con la sua implacabile vendetta dopo aver sbagliato un colpo importante col suo fucile. Tratto da una graphic novel francese, il film intrattiene, ma va via troppo velocemente, anche se è suddiviso in capitoli (da segnalare quello con una imperiosa Tilda Swinton). Freddo.

26) “L’ultima notte di amore” di Andrea di Stefano (2023): sorpresa dell’anno. Un noir metropolitano italiano davvero notevole, tutto ambientato in una Milano notturna dei giorni nostri. Tecnicamente molto valido, la pellicola si avvale anche di un Pierfrancesco Favino in grande forma. La prima parte, ricostruita in flashback, è davvero intrigante; la seconda parte non riesce a reggere il confronto, secondo me. Anche se il finale alla “It follows” è ganzo.  

25) “Bussano alla porta” di M. Night Shyamalan (2023): l’apocalisse secondo il regista de “Il sesto senso”. Un cineasta che negli ultimi anni è in notevolissima ripresa grazie ai due ottimi “Glass” e “Old”. Breve, ma efficace, questo film dalla impostazione teatrale.

24) “Morto per un dollaro” di W. Hill (2022): il Maestro Walter Hill ritorna con un western dall’impostazione classica, ma con una fotografia interessante e dei grandissimi attori come Cristoph Waltz e Willem Dafoe davvero in forma.  

23) “Rumore bianco” di Noah Baumbach (2022): adattare il capolavoro omonimo di Don DeLillo non era un compito facile, tutt’altro. Ma Baumbach, secondo me, ne individua lo spirito, l’anima, e fa un buon lavoro. Ottimo il lato tecnico ed estetico (la scena della nube è resa perfettamente). Adam Driver e Greta Gerwig (esatto, proprio la regista di “Barbie”) regalano due interpretazioni mostruose, anche se esteticamente non sono dei perfetti Jack & Babette (gli attori dovevano essere un po’ più vecchi). Insomma, il film differisce dal romanzo di Don, ma ne rispecchia lo spirito. Ingiustamente bistrattato.

22) “After Yang” di Kogonada (2021): film distribuito da sky da novembre dello scorso anno. Si tratta una pellicola molto dolce, dai toni sottilmente distopici e sci-fi. Racconta la lunga vita di un robot da “compagnia” per famiglie. Tenero, dolce e familiare. Film dai toni “orientali”. Da vedere.

21) “The Outfit” di Graham Moore (2022): Sorprendente gangster movie dall’impostazione teatrale, perciò ambientato interamente in un’unica location, la bottega di un sarto - o per esserci precisi di un tagliatore - della Chicago degli anni ‘50, qui interpretato da un magistrale Mark Rylance (“Il ponte delle spie”, “il GGG” …); la trama vede il nostro sarto ospitare nella sua bottega un via vai di gangster irlandesi, che utilizzano il negozio come covo segreto. Un giorno, però, accade un imprevisto, una delicata discussione e ci scappa il morto… Graham Moore, appena alla sua prima pellicola, firma un’opera piena di colpi di scena che, appena presentati i personaggi e la stressante situazione vissuta dal nostro, si susseguono uno dopo l’altro, degni del migliore Guy Ritchie fino ad un appagante finale dove il nostro Rylance dà il meglio di sé come solo i grandi attori sanno fare.

20) “The quiet girl” di Colm Bairéad (2022): pellicola irlandese molto delicata, dolce e, per l’appunto, silenziosa. Si parla dello speciale rapporto tra una piccola bambina incompresa e i suoi due zii incontrati per la prima volta. Delicato.

19) “The Holdovers – lezioni di vita” di Alexander Payne (2023): anche in questo caso un film molto dolce. Il rapporto tra un professore di un college e uno studente costretto a restare con lui durante le vacanze natalizie del 1970. Esteticamente molto curato, il film riuscirà a scaldarvi il cuore senza risultare zuccheroso. Natalizio.

18) “Tremila anni d’attesa” di George Miller (2022): il regista della saga di “Mad Max” qui alle prese con un fantasy puro con una immensa Tilda Swinton, che interpreta una scrittrice in viaggio ad Istanbul, e un grande Idris Elba, il classico genio (della lampada). I racconti del genio sono originali anche se di stampo classico e il rapporto tra i due protagonisti molto dolce e intenso. Una piacevole scoperta.

17) “Mona Lisa and the blood moon” di Ana Lily Amirpour (2021): finalmente è arrivato in Italia! Solo da metà gennaio questo film è approdato su sky, dopo una lunga ed estenuante attesa; perché la regista iraniana, secondo me, è una delle migliori in circolazione. Il film, un fantasy grottesco, manda messaggi positivi come l’amicizia e la libertà.

16) “Cane che abbaia non morde” di Bong Joon-Ho (2000): finalmente arriva in Italia l’esordio del regista di “Parasite”! Lo trovate su mymovies. Grande opera prima, anche se risente naturalmente del budget limitato. La location condominiale, tuttavia, riesce a compensare un bel po’.

15) “Trenque Lauquen” di Laura Citarella (2022): in futuro si parlerà con più riguardo di questa Nouvelle Vague argentina, iniziata nei primi anni duemila con Lisandro Alonso. Dopo “La flor”, ecco un altro film argentino da menzionare. Le caratteristiche che accomuna questi film sono: la lunga durata (questo dura oltre quattro ore), un soggetto semplice ma dai risvolti grotteschi, una recitazione e una messa in scena realistica (senza alcun sfarzo), dei dialoghi colloquiali. Questo film, che prende il nome da una piccola città vicino la capitale, è una indagine misteriosa a scatole cinesi, in bilico tra il già citato “La flor” e, perché no, “Twin Peaks”! Incantevole.   

14) “Rapito” di Marco Bellocchio (2023): film italiano maestoso, sfarzoso e commovente. Il Maestro Bellocchio ci parla del famigerato caso Edgardo Mortara, ovvero quello di un bambino ebreo che venne fatto rapire dal papa Pio IX nell’Italia divisa di metà ‘800. Davvero notevole e straziante!

13) “Everything, everywhere, all at once” dei Daniels (2022): film che ha fatto incetta di Oscar e riproposto al cimema, per questo motivo, anche a marzo. Non si inventa nulla di nuovo, le tematiche affrontate son sempre quelle (famiglia, rapporto madre-figlia, adolescenza, amore) … ma è impossibile negargli una certa originalità di messa in scena (la scena dei sassi è già cult!).

12) “Avatar – la via dell’acqua” di James Cameron (2022): sequel riuscito. La sceneggiatura è imperfetta, ma se tutti i film di intrattenimento fossero così, il cinema starebbe a cavallo! Visivamente l’ho preferito addirittura al primo capitolo. Le parti (quasi) documentaristiche sui mari di Pandora sono da antologia. Ne parlo nel dettaglio qui: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=2482920528528034&set=pb.100004303334462.-2207520000&type=3

11) “Saltburn” di Emerald Fennell (2023): “Il talento di Mr. Ripley” incontra “Parasite” in questa gemma uscita proprio a fine anno vergognosamente su Prime, da noi, senza passare per il grande schermo ... Un thriller ambientato nella neo-nobiltà inglese, capace di scannarsi tra loro senza alcuna pietà. Con un grandissimo, oserei dire immenso Barry Keoghan (fino a dove deve spingersi questo ragazzo per vincere un Oscar?!). Spietato.

10) “Guardiani della Galassia vol. III” di James Gunn (2023): tocca ancora una volta a Gunn salvare la baracca, sia essa Marvel o DC. Il terzo capitolo (finale) dei Guardiani è la chiusa perfetta che tutti volevano vedere. Intrattenimento di livello altissimo, tra l’altro, capace di affrontare tematiche come la famiglia e la diversità con estrema leggerezza (il film è anche a sfondo animalista). Possiamo andare in pace.  

9) “Sick of myself” di Kristoffer Borgli (2022): cosa si è disposti a fare per divenire la persona sulla cresta dell’onda? Ci si rovinerebbe la vita? L’ascesa e la caduta di una ragazza autolesionista, interpretata da una bravissima Kristine Thorp, affrontata con il tipico freddo umorismo nero nordico (norvegese, per la precisione). Estremo.

8) “The menù” di Mark Mylod (2022): il film più estremo e disturbante presente su Disney+. Uno chef – interpretato da un Ralph Fiennes da antologia - decide di offrire una cena mortale ai suoi ricchi ospiti. In bilico tra “Masterchef” e “Parasite”, si è detto. Forse è così. Ma tutto nel film non stona, tutto è ben bilanciato come in un complesso piatto, e la violenza che esplode inaspettata diventa metacinema puro. Esperimento promosso a pieni voti, per quanto mi riguarda.

7) “El Conde” di Pablo Larraìn (2023): dopo aver realizzato i ritratti di Jacqueline Kennedy e Lady D, il regista cileno torna in patria e realizza un film su un … Pinochet-vampiro! Racconto originale del dittatore cileno, che forse continua a vivere ancora oggi … il film si avvale di un bianco e nero spettrale, cupo, vampiresco. Ho amato le scene notturne di volo e quelle splatter. Il film, inoltre, ha vinto il premio come miglior sceneggiatura a Venezia. Premio meritato anche per il colpo di scena verso la seconda metà della pellicola. Lo trovate su Netflix … che rabbia, questo film avrebbe meritato la sala!

6) “Decision to leave” di Park Chan-Wook (2022): il Maestro sudcoreano ritorna dopo una lunghissima attesa con un neo-noir da applausi. Nei suoi film troverete soltanto la perfezione e questa sua ultima fatica non fa eccezione. Da brividi.

5) “Gli spiriti dell’isola” di Martin McDonagh (2022): film su due amici litigiosi in un paese, l’Irlanda, diviso dalla guerra civile. Umorismo nero perfetto, attori in stato di grazia, paesaggi mozzafiato, ne parlo nel dettaglio qui: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=2512686955551391&set=pb.100004303334462.-2207520000&type=3

4) “Asteroid city” di Wes Anderson (2023): è stato l’anno di Wes, che oltre a questa perla ci ha regalato anche quattro mediometraggi (che trovate su Netflix) tratti da racconti di Roald Dahl. Questa, invece, è l’ennesima piccola-grande gemma nella filmografia del Maestro delle simmetrie, che in questa sua ultima creazione ci mette dentro un po’ di tutto: il metacinema, un cast stellare (dal primo dei protagonisti fino all’ultima comparsa), esplosioni atomiche, la quarantena, la guerra fredda, delle anime perdute, buffi alieni smilzi, tre adorabili bambine sognatrici, il deserto, la (fanta)scienza, un motore impazzito, un simpatico “Beep Beep”, il teatro, delle scommesse rischiose, un gioco di memoria, il senso della vita, due giovani innamorati, la classica intima colonna sonora di Desplat e la classica fotografia dai toni color pastello, l’elaborazione del lutto, l’astronomia, una banda country, scene a colori e scene in bianco e nero… Tutto questo lo si trova solo e soltanto ad Asteroid City, una non-città in mezzo al nulla, nel deserto dell’Arizona, di soli 87 abitanti, che mi ha fatto sentire un po’ come a casa. Poi, la piccola citazione a “Mars Attacks!” : )

3)“Killers of the flower moon” di Martin Scorsese (2023): quando un ottantenne sforna un prodotto del genere, cosa si può fare? Poco e nulla. Restare in silenzio o applaudire. Decidete voi. Ne parlo nel dettaglio qui: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=2686173681536050&set=pb.100004303334462.-2207520000&type=3  

2) “Oppenheimer” di Cristopher Nolan (2023): film più che mai attuale. Finalmente Nolan trova la sua storia, elimina tutte le sue manie e realizza un film praticamente intoccabile. Ne parlo nel dettaglio qui: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=2648102315343187&set=pb.100004303334462.-2207520000&type=3

1) “Babylon” di Damien Chazelle (2022): lo sapete, per me il film più bello visto quest’anno al cinema. Un’epopea, un viaggio allucinato e allucinante all’interno dell’Hollywood Babilonia dei Ruggenti anni Venti. Ne parlo nel dettaglio qui, in una delle mie recensioni più sentite: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=2484592711694149&set=pb.100004303334462.-2207520000&type=3

I (NON TANTO) GRANDI ESCLUSI:

“Barbie” di Greta Gerwig (2023): mentirei se dicessi che non mi abbia divertito (specialmente nella prima parte), mentre nella seconda si perde un bel po’. Il messaggio pseudo femminista stona terribilmente. Per chi non lo avesse capito il vero messaggio è quello di far incassare ancora più soldi alla Mattel! Capitalismo, signore e signori. Bravissimi gli attori, riuscite le scenografie, divertenti le canzoni. Il finale stona anch’esso. Giocattolone.

“Cocainorso” di Elizabeth Banks (2023): la Banks se ne esce (quasi a caso) con questo film basato sulla leggenda metropolitana dell’orso che fece incetta di un carico di cocaina caduto da un aereo, nel Tennessee del 1985. Purtroppo, il fragile soggetto non si prestava ad un lungometraggio (che infatti presenta tante scene riempitive) e, inoltre, sono tantissime le ingenuità che non possono essere ignorate. Peccato, perché il lato splatter (ma anche quello animalista) funzionava davvero!

“Assassinio a Venezia” di Kenneth Branagh (2023): dei tre film dedicati alla figura (per me sacra) di Hercule Poirot, questo è il migliore. In primis perché è una storia originale e, quindi, non deflagra l’operato della Christie; e, in secondo luogo, perché l’ambientazione gotica funziona alla grande. Peccato che poi mi tocca aprire gli occhi e, così facendo, mi ritrovo davanti un Poirot che corre, lotta, si dimena, è in preda alle allucinazioni … niente da fare, non ci siamo ancora, ma è già un passo avanti.

“Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti (2023): anche Nanni ci propina il suo “8 ½”, va tanto di moda oramai. Peccato che lo infarcisca di propaganda anticomunista-trotskista. Grazie lo stesso, ma passiamo oltre.

“Educazione fisica” di Stefano Cipani (2022): fallimentare su tutta la linea. Forse funziona meglio a teatro. E, forse, era meglio relegarlo solamente lì, sul palco.

“The estate” di Dean Craig (2022): dispiace molto inserirlo qui perché il regista è l’autore del soggetto e della sceneggiatura di quel gioiellino di “Funeral Party”. Qui, invece, sembra più la scrittura del suo fratello scemo … solita storia di eredità e di conflitti familiari con finale telefonato fin dai titoli di testa. Sprecatissime le leggendarie Toni Colette e Kathleen Turner.  

POSTILLA DI NOTEVOLE IMPORTANZA: per questa lunga classifica (che lascia il tempo che trova, essendo solo un gioco e, in primo luogo, un pretesto per consigliare un po’ di titoli) ho preso in considerazione soltanto i film del 2023 o quelli del 2022 (o addirittura precedenti) che sono usciti soltanto quest’anno o a ridosso di gennaio 2023, al cinema e/o sulle piattaforme streaming, ma che non avevo recuperato in tempo. Nonostante non avessi mai visto così tanti film di un anno solare o degli ultimi due mesi dell’anno precedente, purtroppo mancano ancora all’appello tantissimi titoli come: “Coup de chance”, “C’è ancora domani”, “Anatomia di una caduta”, “Ferrari”, “Wonka”, "Beau ha paura", "John Wick 4”, “Silent night”, “Dream scenario”, “The Old Oak” e “Fallen Leaves” che, ahimè, non sono riuscito a vedere.

giovedì 21 dicembre 2023

I LIBRI MIGLIORI LETTI NEL 2023 - CLASSIFICA

21) “Russia” di Enzo Biagi: reportage nell’Unione Sovietica degli anni ’70, quella che già si apriva ai mercati, al capitalismo, alla libera impresa. Un paese che stava definitivamente mutando, cambiando pelle. Il racconto del giornalista italiano è alle volte prevenuto, ma la sua rimane una penna di tutto rispetto. Interessanti le interviste ai personaggi che hanno fatto la storia del paese. La mia preferita, però, rimane quella alla figlia di Rasputin!

20) “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore” di Raymond Carver: racconti brevi firmati dalla penna minimalista per antonomasia. Alcuni bellissimi, altri meno, nonostante tutto una scrittura che ha cambiato per sempre la narrativa statunitense.

19) “Liza di Lambeth” di William S. Maugham: è del 1897 questo breve racconto, che narra le drammatiche vicende di Liza, residente nel quartiere proletario “Lambeth” di Londra. Una storia semplice, oggi ricordata per la descrizione della dura vita della classe operaia, ma capace in ogni caso di catturare il lettore.

18) “La leggenda del vento” di Stephen King: molti fan leggono questo libro per ultimo, alla fine, perché si può collocare nel ciclo della Torre Nera anche se non fa realmente parte della saga. È stato bello ritrovare vecchi amici e conoscerne di nuovi. È un libro che scalda il cuore.

17) “La metà oscura” di Stephen King: ancora lui, ancora il Re. Un libro, questo, che mi ha accompagnato durante le vacanze estive e che diverte e intrattiene a dovere. George Stark, lo pseudonimo del protagonista (scrittore), che prende vita, è un cattivo tanto crudele quanto ben descritto. Peccato che il finale non sia all’altezza della storia metaletteraria e, in parte, anche autobiografica.

16) “Diario Russo” di John Steinbeck: reportage dello scrittore premio Nobel e del fotografo di guerra Robert Capa, con le sue fotografie in bianco e nero che condiscono perfettamente il libro, il quale descrive il loro viaggio per tutta l’Unione Sovietica appena dopo la guerra, tra fattorie collettive e città bombardate dai tedeschi. Una testimonianza oggettiva molto importante dal punto di vista storico e politico.

15) “Il codice del tennis” di Bill Tilden, a cura di Luca Bottazzi e Carlo Rossi: una selezione di alcune opere teoriche fondamentali scritte da Bill Tilden, il tennista che dominò i ruggenti anni ’20. A distanza di cento anni questi testi rimangono ancora oggi fondamentali per capire il gioco del tennis. Non a caso Big Bill venne definito “Il Leonardo del tennis”.

14) “I salici” di Algernon Blackwood: nei primi del ‘900 Blackwood inventava il genere esoterico e sconvolgeva i suoi lettori. In questo racconto, tanto amato da Lovecraft in persona, l’horror psicologico lo fa da padrone e due escursionisti dovranno vedersela con dei salici maligni … o con la loro stessa psiche? Sta a voi scoprirlo.

13) “L’ultima cosa bella sulla faccia della terra” di Michael Bible: il libro più chiacchierato di settembre/ottobre prende dai classici statunitensi come Salinger e li unisce allo stile di McCarthy, creando una storia con un’idea originale e intrigante: gli abitanti di una ridente cittadina statunitense rimangono scossi dopo un suicidio all’interno della chiesa che non ha colpito la vittima, bensì decine di fedeli. Di Bible (Michele Bibbia, in italiano) si sa poco, soltanto che risiede a New York (pensate che non sappiamo neanche la sua età!); e il fatto che Adelphi abbia pubblicato un romanzo di questo giovane autore di cui sappiamo poco o nulla rende il tutto ancora più affascinante.

12) “I libri di sangue – Visions” di Clive Barker: il quinto volume dei libri di sangue del genio poliedrico di Liverpool consiste nei soliti racconti horror (un orrore cosmico, mistico, visionario), quattro per l’esattezza. È questa la raccolta che contiene il racconto “Il proibito”, divenuto in seguito celebre per le due trasposizioni cinematografiche note con il titolo di “Candyman”. Ma il mio racconto preferito rimane “I figli di Babele”, inquietante e visionario.

11) “La perla” di John Steinbeck: un romanzo breve che sembra più una favola o una parabola. Una storia tenera ma anche molto dolorosa. Scrittura sempre a un livello incredibile quando si parla dell’autore statunitense Premio Nobel 1962.

10) “Il passo di Amagi” di Matsumoto Seicho: breve romanzo giapponese (finalmente un po’ d’asia in classifica) scritto in prima persona. Narra le vicende nebulose e drammatiche di un giovane squattrinato. Un giallo psicologico davvero piacevole con finale a sorpresa.

9) “Largo ai vedovi neri” di Isaac Asimov: pensavate che Asimov avesse scritto solo di fantascienza? Ebbene, vi sbagliavate. In questa raccolta di racconti troverete gli enigmi (quasi dei rompicapi) meglio congeniati di sempre. Il finale dei racconti vi lascerà a bocca aperta. Spassoso.

8) “Il coccodrillo” di Fedor Dostoevskij: in questo libriccino umoristico, il lettore scoprirà il lato satirico e più divertente del celebre scrittore russo, che raramente viene a galla. Un’autentica gemma nella sua vasta produzione. Cosa si è disposti a fare per raggiungere la notorietà e incassare un po’ di soldoni? Qual è il prezzo che si è disposti a pagare per la ribalta? Magari anche farsi divorare da un coccodrillo?! L’unica pecca di questa storia è il fatto che è rimasta per sempre incompiuta!

7) “Cacao” di Jorge Amado: ecco il secondo libro dell’iconico scrittore brasiliano (una vera leggenda in patria), scritto subito dopo una traumatica visita in una piantagione di cacao. Una storia toccante, cruda, spietata, dolorosa, scioccante, breve e concisa … tutte caratteristiche degne di un’opera prima, con tutti i suoi pregi e tutti i suoi limiti. Un romanzo proletario, insomma, come ci dice l’autore nella primissima pagina.

6) “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” di Luis Sepulveda: romanzo d’esordio per lo scrittore cileno. Una storia dove la natura la fa da padrone. Il protagonista, un tutt’uno con essa, ci mostra quanto sia inutile il potere, ma quanto sia importante, al contrario, riconciliarsi con la natura muniti solo di qualche libro da leggere. Illuminante.

5) “Notre-Dame de Paris” di Victor Hugo: dimenticate il film d’animazione Disney, questo libro è tutt’altra cosa … la violenza abbonda tra le pagine di questo tomo, ma i protagonisti vi resteranno nel cuore. Il finale, ahimè, è la cosa più straziante letta quest’anno. Superato lo scoglio delle prime cinquanta pagine, che – fidatevi - potete anche saltare, il libro vola via che una bellezza e Parigi non vi sembrerà mai così piena di vita.

4) “Terribile splendore” di Marshall J. Fisher: il tennis non è solo uno sport, o un gioco, e questo libro ne è la prova: il tennis è anche una battaglia personale, è vita, è storia. Cosa lega Hitler e il barone Von Cramm, il più grande tennista tedesco degli anni ’30? Solo leggendo questa incredibile storia (ovvero tutto ciò che precede e segue la partita più bella di tutti i tempi, tra l’altro giocata sul prato di Wimbledon) lo scoprirete.

3) “Divina” di Gianni Clerici: il celebre giornalista e commentatore di tennis Gianni Clerici ha dedicato tutta la sua vita a mettere insieme tutti i pezzi della vita della leggendaria tennista Suzanne Lenglen, attiva negli anni ’20 del Novecento e capace di perdere soltanto 7 partite a fronte delle 347 vittorie (di cui 187 consecutive!!!) … numeri, in sostanza, che non saranno mai più replicati da un atleta non solo nel tennis, ma nello sport tutto! Quello che ne esce è un ritratto vivo, appassionante e appassionato, e di certo minuzioso sulla tennista che ha cambiato per sempre il gioco del tennis e che ha dato alle donne la possibilità di concepire il tennis come un lavoro a tempo pieno.

2) “Hollywood Babilonia” di Kenneth Anger: il regista sperimentale dell’underground statunitense, passato a miglior vita proprio quest’anno dopo aver raggiunto i cento anni d’età, nel 1959 regala al mondo un libro sconvolgente e provocatorio. Ovvero brevi ritratti, storie dimenticate e denunce sul marcio che risiede a Hollywood. Nessun attore, produttore o regista sfugge ad Anger, tutti vengono messi a nudo, denunciati o criticati, il tutto corredato da foto intime, imbarazzanti e inedite. Hollywood negli anni ’20 e ’30 era una giungla, era davvero Babilonia ed il libro, infatti, per questo motivo scomodo, è stato censurato in patria fino al 1975!

1) “Pol Pot” di Philip Short: non solo un ritratto sul leader che ha condotto i “famigerati” Khmer Rossi alla rivoluzione comunista in un piccolo stato del sud-est asiatico chiamato Cambogia, alla disfatta più grande dell’esercito a stelle e strisce - addirittura arrivata un mese prima rispetto a quella più nota dei rivali vietnamiti; non solo la classica ascesa e caduta, insomma, ma un vero e proprio ritratto psicologico completo sui cambogiani, popolo mite ma capace anche di sprigionare violenza, sicuramente martoriato da guerre, carestie e invasioni. Mille pagine di storia (dimenticata) ma realmente interessante, corredata da migliaia di fonti utilizzate. Un lavoro impressionante. Monumentale.

UNA BATTAGLIA DOPO L'ALTRA - PICCOLA ANALISI DI UN GRANDE CAPOLAVORO

0.1 Il film parte subito in quarta, spiazza lo spettatore, mostrando da una parte le azioni del gruppo rivoluzionario “French 75” di chiara ...