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giovedì 19 dicembre 2024

IL FILM SU DONALD TRUMP: THE APPRENTICE!

Questo film biografico del 2024 narra principalmente l’ascesa nel campo immobiliare del giovanissimo Donald J. Trump, anche e soprattutto per merito del celebre e spietato avvocato Roy Cohn, il vero e unico mentore del futuro presidente. 

Ho amato il fatto che questa pellicola giochi molto con i filtri (e sono uno che non ha amato il chiacchierato “Skinamarink” per il suo essere forzatamente patinato): la prima parte, infatti, che descrive gli anni ‘70, è classicamente patinata come i filmati in super8; la seconda, che tratta i “favolosi” anni ‘80, sembra come uscita da una vecchia VHS. 

Ali Abbasi aveva un compito molto difficile nel realizzare il biopic su Donald J. Trump, una figura così dirompente, controversa e dominante da ben mezzo secolo a questa parte. Stiamo parlando dell’Imperatore dell’Occidente, dopotutto. 

Ebbene, il regista iraniano naturalizzato danese - per di più al suo primo film in lingua inglese - se ne esce alla grande, secondo me, con una prima parte per forza di cose più coinvolgente della successiva, perché si vede la genesi del giovane e acerbo Donald; e una seconda parte più introspettiva e descrittiva  dove vengono elencati i successi e le sconfitte di Trump in tutti i campi della sua vita, da quella d’affari a quella amorosa e familiare. 

I due attori principali fanno a gara di bravura tra di loro per tutto il corso della pellicola: Sebastian Stan (il Soldato d’Inverno nei film Marvel), diventa letteralmente D.J.Trump, imitandone perfino le classiche movenze, senza sembrare patetico o forzato; ma è Jeremy Strong a rubare la scena, perché è davvero tosto, donando anima e corpo per caratterizzare al meglio il suo personaggio e farlo svettare su tutti gli altri. Per quanto possa valere, Strong “deserves a nomination”, merita una candidatura ai prossimi Premi Oscar, credetemi. E qui mi tocca aprire una piccola parentesi su chi è stato realmente Roy Cohn, nell’arco di tutta la sua vita, ovvero un celebre avvocato che ha costruito una carriera imbevuta di un fortissimo anticomunismo - è stato infatti il viceprocuratore federale nell’infame processo ai danni dei Rosenberg, oltre ad essere stato il consulente capo del temibile senatore McCarthy - e impuntata anche sulla corruzione e ritorsione, aspetti che vengono ben descritti nella prima parte di questo film, quando facciamo la sua conoscenza, insieme al giovane Trump, che a sua volta viene affascinato e stregato da questo mondo di illegalità ed eccessi. Cohn era un personaggio complesso, molto forte e autoritario ma anche (probabilmente) omosessuale, in un’epoca dove ai gay era vietato persino d’occupare rilevanti cariche pubbliche, per esempio. Un mondo, quello, combattuto ipocritamente anche dallo stesso avvocato, che nascondeva la sua “diversità”. 

A metà anni ‘80, però, dopo essere stato radiato dall’albo per quello che aveva combinato in tutti gli anni di servizio, l’avvocato si ammalò come molti di AIDS, fatto passare dallo stesso per un cancro al fegato fino all’ultimo dei suoi giorni. Molto di tutto questo viene trattato nel corso del film, rendendo questo personaggio più interessante del protagonista, per lunghi tratti. Non so quanto sia romanzato il tutto e quanta importanza abbia effettivamente avuto l’avvocato nella crescita e nella vita stessa del giovane imprenditore, ma nel film i due sono connessi da un legame quasi indissolubile. Più di amicizia, ma di certo non amore. Quasi dipendenza, però. 

Inoltre, viene ripescata anche Maria Bakalova (anche lei proveniente di recente dalla Marvel, dai Guardiani della Galassia vol. 3) per interpretare la storica prima moglie del tycoon, l’ex modella cecoslovacca Ivana. 

La regia di Abbasi è fenomenale e riesce a valorizzare i suoi virtuosismi. Gli zoom e i dettagli ricercati, invece, funzionano sempre nei film biografici. La colonna sonora è piena zeppa di grandi canzoni del periodo trattato, passando dai Suicide (70s) ai New Order (80s). Il finale è buono, ma non eccelle (ci si poteva inventare qualcosa di più, in effetti), sembra quasi la fine di una prima parte, ti aspetti quasi di vedere il “to be continued…” sullo schermo, alla fine dell’ultima inquadratura! 

Questo 2024 è stato davvero un anno dominato dall'ingombrante figura di Donald Trump, tra l'altro da poco eletto personaggio dell'anno dal "Time". Ovviamente, lo è stato a livello politico, con la netta vittoria nelle elezioni più roventi di sempre, ma anche con l'attentato nei suoi confronti e, in dosi molto più piccole, in campo artistico, con l'uscita del film appena descritto, tra l'altro a ridosso delle elezioni americane.   

Ed ecco le tre regole del successo per il duo Roy Cohn-Donald Trump, quasi un mantra in questa trasposizione: 

1) Attacca, attacca, attacca 

2) È vero quello che io dico che è vero 

3) Mai, mai, mai ammettere la sconfitta, dichiara sempre che hai vinto: SEMPRE. 


- <<Sembra la politica estera americana degli ultimi 25 anni…>>

- <<Ma a differenza di quella, questa funziona davvero.>> 



1 commento:

  1. Ho apprezzato la recensione e non avrei visto il film perché non amo molto il genere, dopo averla letta invece ho cambiato idea.

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