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giovedì 31 dicembre 2020

I FILM MIGLIORI E PEGGIORI VISTI NEL 2020

N.B. In questo articolo ho preso in considerazione esclusivamente i film usciti QUI IN ITALIA nel 2020.

Purtroppo, non ho visto tutti i film usciti nel 2020, ovviamente, quindi la mia classifica rimane un gioco, una lista di film che vi consiglio caldamente ordinati in base al mio gusto personale. Avrei voluto tanto vedere film chiacchieratissimi come “Il processo ai Chicago 7”, “Le strade del male”, “Da 5 blood”, “Mignonnes”, “His House”, ma per mancanza di tempo e di mezzi non ho fatto in tempo!

Questo 2020 non è stato ai livelli del 2019, dove erano usciti film come “Parasite”, “C’era una volta a Hollywood” e “The Irishman”, tuttavia sono rimasto molto soddisfatto dalle pellicole uscite in sala e, purtroppo, solo sulle varie piattaforme; di seguito, partirò con i film che mi hanno deluso, poi alcune menzioni speciali e, infine, terminerò con la classifica dei migliori film. Buona lettura!

FLOP:

“JUDY” di Rupert Goold (UK, 2019): il film sulla vita di Judy Garland, la bambina del Mago di Oz originale, è stata una delle prime delusioni dell’anno; il film mi ha annoiato a morte e ha il difetto di reggersi in piedi soltanto grazie all’interpretazione di Renée Zellweger. Nulla di male, direte voi … il problema è che non sopporto minimamente l’attrice in questione, che ogni secondo ci “delizia” con le sue faccette insopportabili …

“Il buco” di G. Gaztelu – Urrutia (Spagna, 2019): questo film molto chiacchierato, prodotto da Netflix, non ve lo sconsiglio completamente: esso vuole essere estremo e disturbante, a tratti ci riesce, ma ha un finale veramente poco riuscito che ribalta anche il senso del film … rimandato!

“Elegia americana” di Ron Howard (USA, 2020): doveva essere un film Epico, un racconto degli Stati Uniti attraverso tre generazioni, il film invece si è rivelato pieno di difetti: flashback ripetuti fino allo sfinimento, sceneggiatura debole, durata ridotta della pellicola, voce narrante inutile e noiosa ... di questo lavoro posso salvare soltanto le performance di due attrici straordinarie come Glenn Close e Amy Adams (finalmente profumo di primo Oscar per loro!), per il resto non ci siamo proprio, purtroppo.

“Antebellum” di Gerard Bush & Cristopher Renz (USA, 2020): questo film potrebbe essere un episodio di una delle ultime due stagioni di “Black Mirror”, e non è un complimento … si va sull’usato sicuro e si fa un brodo di Jordan Peele e di Shyamalan … davvero poco originale questa storia contro il razzismo, in compenso il film è girato e recitato molto bene. Lo trovate su Prime Video, ma non ve lo sconsiglio al 100%.

“Soul” di Pixas Animation Studios (USA, 2020): anche in questo caso si va sull’usato sicuro e si fondono i concetti già mostrati in “Inside Out” e “Coco” … il film è già considerato dalla maggior parte degli spettatori un capolavoro dell’animazione, a me non ha né emozionato, né divertito; peccato, anche perché il protagonista, professore e musicista jazz, è davvero simpatico.

MENZIONI SPECIALI:

“Memories of murder” di Bong Joon – Ho (Corea del Sud,2002): portato al cinema dopo il successo di “Parasite” ai Premi Oscar, è questo un thriller basato su una storia vera davvero spiazzante. Imperdibile.

“Odio l’estate” di Massimo Venier (Italia, 2020): dopo tre uscite disastrose, Aldo, Giovanni e Giacomo richiamano Massimo Venier alla regia (finalmente!!!) e sfornano un film veramente gradevole, divertente e commovente al medesimo tempo. Con i miei amici siamo usciti soddisfatti dalla sala. Da recuperare (su sky) se si è fan del trio comico!

“On the rocks” di Sofia Coppola (USA, 2020): dopo qualche anno di assenza la figlia di Francis torna con una gradevole commedia sul rapporto padre – figlia con un grande Bill Murray, che sostiene un po' la baracca. Piacevole.

“Buttiamo giù l’uomo” di B.S. Cole & D. Krudy (USA, 2019): un thriller senza grosse pretese ambientato nel freddo Maine; belle le ambientazioni, il film si salva anche grazie al suo lato tecnico.

“Ma Rainey’s black bottom” di George C. Wolfe (USA, 2020): di produzione Netflix, questa pellicola è nota, purtroppo, per essere stata l’ultima interpretazione di Chadwick Boseman (la “Black Panther” dei film Marvel) prima della sua prematura morte; film biografico sulla vita di Ma Rainey, importante cantante pioniere del blues, il film è da vedere soprattutto per le performance di Viola Davis e del compianto Boseman, per l’appunto.

TOP:

15) “Favolacce” di Fabio e Damiano D’Innocenzo (Italia, 2020): secondo film per i talentosi fratelli D’Innocenzo, premiato a Berlino per la migliore sceneggiatura; una serie di storie ambientate nella periferia romana, che poi si intrecciano, interpretate da attori molto bravi. Un film che rimanda al freddo cinema greco di Lanthimos. Promosso a pieni voti!

14) “Sulla infinitezza” di Roy Andersson (Svezia, 2019): questa pellicola del Maestro svedese, ha vinto il leone d’argento per la miglior regia al Festival di Venezia dello scorso anno ed è, dunque, un film che merita attenzione, tuttavia non aggiunge e non toglie nulla alla filmografia di Andersson; un film incredibile per chi non ha visto nulla di questo regista (per la messa in scena teatrale, fredda e grottesca e per il suo umorismo nerissimo), sostanzialmente inutile per chi, come me, ha già visto tutto del regista. Consigliato per i neofiti.

13) “1917” di Sam Mendes (USA-UK, 2019): c’è chi l’ha amato e odiato alla follia, io che l’ho visto in sala sono rimasto stregato; dalla trama semplicissima, quello che colpisce è la regia (un finto unico piano sequenza) e la fotografia del Maestro Deakins folgorante. Un film di guerra visivamente e tecnicamente incredibile.

12) “Jojo Rabbit” di Taika Waititi (Nuova Zelanda-USA, 2019): film tenerissimo e molto divertente, una storia per grandi e piccoli che tratta d’amicizia, di Nazismo e delle diversità; qualche scivolone nella parte finale da evitare, per il resto siamo di fronte ad un piccolo gioiellino.

11) “Tenet” di Cristopher Nolan (USA-UK, 2020): sfiora la top ten l’ultimo chiacchieratissimo film di Nolan, che in questo caso ritorna dalle parti di “Inception”, con una storia di fantascienza interessante, ma che ha una sceneggiatura troppo (volutamente) intricata! Un film visivamente pazzesco, con effetti speciali e scene al reverse degne di Nolan; un plauso a Ludwig Goransson per la migliore colonna sonora dell’anno.

10) “Mank” di David Fincher (USA, 2020): dopo anni e anni, Fincher porta sul grande schermo una sceneggiatura del padre, per questo film prodotto da Netlix (lo potete trovare sulla piattaforma in questione) girato con un bianco e nero stupendo, che ha dalla sua un Gary Oldman in stato di grazia; la storia ci parla della realizzazione della sceneggiatura di “Quarto potere”, uno dei film più importanti della settima arte. Un atto d’amore verso il cinema e verso i padri, con qualche difetto di tanto in tanto.

9) “I miserabili” di Ladj Ly (Francia, 2019): premio della giuria a Cannes per questo grandissimo lavoro – un film politico, complesso e molto doloroso, che ci mostra tutte le spaccature tra le varie culture presenti nel territorio francese; emblematiche e meravigliose le scene di apertura e di chiusura della pellicola. Un film prezioso, soprattutto per il popolo francese. Reperibile su sky.

8) “Diamanti grezzi” di Josh e Benny Sadfie (USA, 2019): reperibile su Netflix, il film dei fratelli Sadfie è una delle migliori soprese degli ultimi anni; un thriller senza un attimo di tregua, che vede come protagonista un Adam Sandler nel ruolo della vita, che interpreta un gioielliere ebreo alle prese con la malavita di New York e con una vita senza sosta, sempre alla (non) ricerca di qualcosa. Semplicemente straordinario.

7) “Richard Jewell” di Clint Eastwood (USA, 2019): anche a novant’anni il grande Clint non perde il suo smalto e ci regala un film toccante, che vi farà scappare qualche lacrima. La pellicola ricostruisce la vera storia di Richard Jewell, una guardia ingenua e in sovrappeso, che salvò migliaia di vite dall’attentato ad un concerto durante le Olimpiadi ad Atlanta nel 1996  (ma di questo film già ne ho parlato in una apposita recensione qui sul blog).

6) “Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli (Italia-Belgio, 2020): la talentosa regista italiana, ritorna al cinema con un altro ritratto al femminile – dopo il biopic sulla cantante Nico – e ci racconta la tormentata vita di Eleanor Marx, donna anticonvenzionale ma vittima del suo tempo, figlia del filosofo del Novecento per eccellenza, Karl Marx. Un film punk, potente, con un cast internazionale di alto livello. Un ottimo lavoro, che mi ha conquistato fin dalla prima inquadratura.

5) “Red Post on Escher Street” di Sion Sono (Giappone, 2020): uno dei miei registi orientali preferiti in assoluto, Sion Sono (un tizio dieci volte più folle di Tarantino, per intenderci), sforna un’opera più quadrata e misurata, questa volta. Un atto d’amore verso i “deboli” del cinema, le comparse, e una condanna contro i potenti, i produttori! Degno di nota il finale spiazzante!

4) “Sto pensando di finirla qui” di Charlie Kaufman (USA, 2020): dopo anni, Kaufman, straordinario sceneggiatore e cineasta, torna con un film fortemente simbolico (lo trovate su Netflix), che gioca costantemente con lo spettatore; quest’ultimo, alla fine del film, potrà trarre le sue conclusioni su questa complessa pellicola, che gode di diverse chiavi di lettura. Geniale.

3) “The Gentlemen” di Guy Ritchie (USA-UK, 2019): dopo alcune uscite discutibili, il buon Ritchie ci sforna un film semplicemente … PAZZESCO! Un gangster movie di puro intrattenimento dalle trovate visive realmente geniali, con una sceneggiatura intricatissima ma divertente e tagliente, con un ritmo al cardiopalma, una colonna sonora strepitosa, un cast in stato di grazia (Matthew McConaughey, Hugh Grant e Charlie Hunman probabilmente nei ruoli della vita). Disponibile da dicembre su Prime Video, questo film è veramente imperdibile. Quando finirete di vederlo, vorreste farlo ripartire ancora e ancora e ancora …

2) “A hidden life” di Terrence Malick (Germania – USA, 2019): Malick torna ai fasti di un tempo, con questa pellicola che racconta la triste vita del contadino tedesco Franz Jagerstatter, beatificato dalla Chiesa Cattolica nel 2007, che si oppose fortemente al nazismo con atti davvero coraggiosi. Un film contemplativo, quasi spirituale, girato con la classica macchina a mano di Malick (che a me, personalmente, fa impazzire). Toccante, ma prezioso.

1) “Un altro giro” di Thomas Vinterberg (Danimarca, 2020): e al primo posto ho voluto inserire il film del regista coautore del dogma 95 (importante movimento degli anni ’90) e autore del capolavoro “Festen”, qui con un film più quadrato e forse meno folle, all’apparenza molto semplice, ma – in realtà – assai complesso, che lascerà libera interpretazione allo spettatore. La storia ci parla di quattro amici insegnanti che decidono di fare un folle esperimento, ripreso da una teoria filosofica, secondo la quale uno stato di costante ebbrezza porterebbe grandi benefici alla vita di tutti i giorni. Plauso alla scena finale, la migliore del 2020!

martedì 29 dicembre 2020

I MIGLIORI LIBRI LETTI NEL 2020

 Ecco i migliori libri letti in questo 2020. Un anno che, parlando di letture, è risultato anche superiore al 2019!

MENZIONI SPECIALI:

-         “AUTODISCIPLINA SENZA SFORZO” di Alex Antrilli: esordio di un giovane mio concittadino e coetaneo, che si è cimentato nel campo letterario con un saggio che intende migliorare l’approccio alla vita di tutti i giorni delle persone attraverso metodi innovativi e interessanti, come l’ascolto attivo.

-         “BLU QUASI TRASPARENTE” di Ryu Murakami: l’opera più celebre dell’“altro” Murakami, un romanzo psicologico dalla rilevante importanza storica, che descrive i giovani giapponesi degli anni ’70 all’insegna del life style “sex, drugs and Rock & Roll”.

Ed ora addentriamoci nella top 10:

10) “Pedro Paramo” di Juan Rulfo: il libro che ha dato il via al Realismo Magico, un viaggio familiare tra ricordi e fantasmi nel vecchio Messico; un romanzo importantissimo per la storia della letteratura del Novecento, poiché questo libro è risultato vitale per la formazione di Gabriel Garcia Marquez, che lo ha addirittura omaggiato in “Cent’anni di solitudine”.

9) “Terra!” di Stefano Benni: letto durante il lockdown, questo libro è stata una piacevole, divertente compagnia – qui troviamo personaggi assurdi, fuori dal mondo, ma divertentissimi, in pieno stile Benni, con le loro assurde avventure; un libro post apocalittico che denuncia le guerre nel mondo e la sfera politica, costituita, in sostanza, da veri imbecilli. Un romanzo da non perdere!

8) “Il processo” di Franz Kafka: la classifica dello scorso anno si era chiusa con “La metamorfosi”, quest’anno Kafka scende di qualche gradino, ma di questo passo lo inserirò ogni anno nelle mie classifiche! Folgorante.

7) “Storia di una vedova” di Joyce Carol Oates: il mio primo approccio con LA scrittrice (camaleontica) americana del nostro tempo è stato questo mémoir di settecento pagine che descrive per intero la vita della scrittrice con suo marito, fino alla morte di quest’ultimo e ai consequenziali traumi; una autobiografia molto dolorosa, toccante, emozionante, ma scritta divinamente da una scrittrice che ha dato moltissimo a quest’arte. Datele il Nobel, maledizione!!!

6) “Considera l’aragosta” di David Foster Wallace: letto tra il 2019 e il 2020, in questo libro si può trovare il D.F. Wallace più folle, nostalgico e divertente di sempre; una raccolta di saggi e reportage che vanno dal Festival dell’aragosta nel Maine al tennis di Tracy Austin, passando per l’Undici Settembre. Postmodernismo allo stato puro.

5) “E’ un problema” di Agatha Christie: un romanzo giallo sempre poco citato della regina dei gialli per eccellenza, un libro che non vede come protagonisti né il celebre Poirot, né Miss Marple, ma che sa inchiodare lo spettatore alle pagine fino allo sconvolgente e sorprendente finale!

4) “Atti umani” di Han Kang: per quanto mi riguarda il 2020 è stato sicuramente l’anno di Han Kang, giovane scrittrice sudcoreana, che con questo romanzo politico intende denunciare e riaffrontare in modo originale il massacro di Gwangju del 1980 (evento dolorosissimo per i sudcoreani) ad opera dei militari, che spararono a una folla manifestante contro la dittatura militare (per saperne di più vi rimando anche al recente film “A taxi driver”). Questo libro del 2014, arrivato da noi tre anni dopo, è davvero una manna dal cielo, anche se rimane una lettura difficile e dolorosa, da intraprendere probabilmente a piccole dosi.

3) “L’amore ai tempi del colera” di Gabriel Garcia Marquez: e anche quest’anno un romanzo dello scrittore Premio Nobel nel 1982 rientra tra i migliori dieci e questa volta approda addirittura sul podio; è diventato senza ombra di dubbio il mio romanzo preferito dello scrittore colombiano; una storia d’amore che infrange le barriere del tempo, cosa volere di più? Emozionante.

2) “La schiuma dei giorni” di Boris Vian: mi sono innamorato follemente della storia d’amore (grottesca) tra Colin e Chloé descritta dal romanziere e trombettista francese; un libro divertentissimo, nella prima parte, fortemente grottesco, ironico e satirico nei confronti della borghesia francese, ma anche molto triste, quasi straziante. Una storia raccontata attraverso metafore fortissime ed originali. Struggente.

1) “Io sono leggenda” di Richard Matheson: e il primo posto se lo aggiudica questo famosissimo romanzo horror-fantascientifico, un vero capolavoro … dimenticate quel filmaccio con Will Smith e andate a (ri)scoprire una delle storie più importanti del Novecento, e non esagero ... Un libro che insegna molto al lettore e che ci parla delle diversità. Una riflessione sul senso della vita, probabilmente. Assoluto.

0) “Canti del Caos” di Antonio Moresco: prima e oltre tutti questi romanzi, c’è lui – questo tomo di oltre mille pagine, il romanzo del nostro tempo, o di un tempo futuro, addirittura. Un libro geniale, metaletterario e sperimentale come pochi altri, esso farà provare tante sensazioni negative al lettore (non esiste libro che abbia diviso i lettori più di questo), ma che ho terminato senza troppi problemi. Unico appunto, cala un po' nella seconda parte, ma personaggi come Il Gatto, il Matto, la Musa, il Traslocatore, la Ragazza-non-c’è-assorbente-che-tenga, la Meringa e l’Ispettore Lanza sono davvero indimenticabili. Senza tempo e senza senso. 

giovedì 29 ottobre 2020

10 FILM HORROR DA VEDERE LA NOTTE DI HALLOWEEN

 

"Good evening, students of the macabre."

Torno dopo diversi mesi con dei consigli cinematografici per la notte di Halloween, come avevo già fatto lo scorso anno. Partiamo subito con il primo dei dieci film selezionati …

1) "Leptirica" di Dorde Kadijevic, 1973/Jugoslavia

Il primo horror serbo di sempre, che ha poi dato il via al filone degli horror dell'ex jugoslavia, è ispirato a un romanzo dell'ottocento e parla di un piccolo villaggio serbo vittima degli omicidi di un terribile mostro; parallelamente, viene raccontata la storia d'amore tra due giovani che intendono sposarsi, nonostante l'opposizione del padre di lei; un giorno, però, il protagonista trova degli aspetti comuni tra gli omicidi e i comportamenti della sua amata … dalla durata di appena un'ora, il film riesce a catturare l'attenzione dello spettatore anche se non mostra molto sangue o tante scene horror, l'ideale anche per chi non ama il genere. Un folk horror notevole, che potete recuperare tramite YouTube. Finale poetico.

2) Suspense di Jack Clayton, 1961/UK

Clayton prende il capolavoro di Henry James, "Giro di vite", e lo adatta per il grande schermo in maniera sublime: un bianco e nero indimenticabile, delle scene horror che fanno venire i brividi, una Deborah Kerr in stato di grazia, una storia di fantasmi originale e una regia perfetta non possono non convincervi a recuperare un capolavoro del genere che sembra non essere invecchiato neanche di un giorno!

3) "A girl walks home alone at night" di Lily Amirpour, 2014/USA

Ambientato in Iran, ma girato nei dintorni di Los Angeles, è questa una vera perla dell'ultimo decennio. Con un bianco e nero meraviglioso, con scenografie incredibili (sembra davvero di essere in Iran) e con una colonna sonora perfetta, la giovane regista iraniana ci parla della storia d'amore (impossibile) tra un ragazzo con problemi familiari, Arash, e una ragazza - vampiro. Alla fine, il film è anche romantico, elegante, ma spaventoso allo stesso tempo. Indimenticabile.

4) "Il demonio" di Brunello Rondi, 1963/ITA

Ci spostiamo in Italia, in un piccolo paesino del Sud, dove Purificata, una giovane contadina, presto impazzisce perché l'uomo che ama è promesso sposo di un'altra ragazza. Il film non è un horror nel vero senso della parola, ma spaventa e inquieta lo spettatore per la mentalità degli italiani di quel tempo, incapaci di comprendere i problemi psichici (ma non solo) dei giovani. Recuperate questo piccolo capolavoro italiano che non può disperdersi nella storia del cinema! Da segnalare una delle migliori scene di esorcismo della storia della settima arte.

5) "The Host" di Bong Joon-Ho, 2006/Corea del Sud

Film del regista di "Parasite", lungometraggio che ha spopolato ai recenti Oscar, ci troviamo di fronte ad un "Monster Movie" davvero notevole, questa volta. Il mostro, un terrificante essere marino, non è che un pretesto, per il buon Bong, di criticare l'essere umano in generale e, in particolare, l'inquinamento che esso produce. Imperdibile.

6) "Solo gli amanti sopravvivono" di Jim Jarmusch, 2013/UK-GER

Ormai diventato un piccolo Cult, questo è il film perfetto per le persone che non digeriscono il genere horror, nonostante si parli di vampiri e vampirismo, perché questa piccola non intende spaventare lo spettatore; anzi, lo porta alla riflessione criticando la società, dove gli esseri umani sono chiamati "zombi". Un vero capolavoro degli anni duemila, interpretato divinamente dalla leggendaria Tilda Swinton e da Tom Hiddleston (Loki dei film Marvel, per i più).

7) "Un lupo mannaro americano a Londra" di John Landis, 1981/UK-USA

Dal grande regista delle commedie più divertenti di sempre, come "The Blues Brothers" o "Una poltrona per due", questo horror più che spaventare fa stare bene lo spettatore, anche se il finale è psicologicamente devastante. Commovente, divertente, romantico, è questo un horror atipico, ma indimenticabile. Importantissima la scena della trasformazione del protagonista da umano a lupo mannaro, impressionante ancora oggi (dopo averla vista Michael Jackson assunse il regista per il videoclip di "Thriller"). Dopo aver visto il film, vi consiglio di andare a leggere tutte le incredibili curiosità sulla pellicola!


8) "Vita da vampiro" di Taika Waititi e Jemaine Clement, 2014/Nuova Zelanda

"What we do in the shadows", è il film che ha dato il via alla carriera di Taika Waititi, regista del recente "Jojo Rabbit". Un falso documentario divertentissimo, pieno di sangue, da non lasciarsi sfuggire, che parla di un gruppo di vampiri millenari alle prese con la società dei giorni nostri. Davvero spassoso.

9) "Incubi notturni" di registi vari, 1945/UK

Film a episodi davvero interessante, dove tutte le storie, alla fine, si uniscono in un finale a sorpresa difficile da dimenticare. Uno dei film più inquietanti mai visti … esatto, nonostante sia degli anni quaranta, la pellicola mi ha terrorizzato. Provare per credere! L'episodio del pupazzo del ventriloquo fa davvero venire i brividi …

10) "Martin" di George A. Romero, 1977/USA

Chiudo questa lista con un film (sempre poco citato) diretto dal maestro dei film sugli zombi, George A. Romero. Nonostante ciò, qui si parla di vampiri. Martin, un giovane ragazzo con problemi psichiatrici, è accusato dal vecchio e ottuso (e odioso!) zio di essere un vampiro, perché egli ha scoperto degli omicidi seriali commessi dal ragazzo, che beve il sangue delle sue vittime. Ancora una volta, è un pretesto, questa pellicola, per criticare la società tutta e un certo tipo di mentalità da parte di alcune persone presente ancora ai giorni nostri. Bellissimo e prezioso.



martedì 17 marzo 2020

10 FILM (LUNGHI) DA VEDERE IN QUARANTENA

Ora che abbiamo decisamente più tempo, costretti in casa, e ora che abbiamo bisogno di distrazione, ne approfitto per consigliare rapidamente dieci film straordinari, ma lunghi, da vedere ad ogni costo, ora che ne abbiamo l'opportunità.

10) TILL MADNESS DO US PART - WANG BING
E' del 2013 l'opera del documentarista cinese più celebre al mondo; in quasi quattro ore, il regista porta alla luce il lato oscuro della Cina contemporanea, i manicomi. Se da un lato possiamo ammirare la Cina per la sua avanzata tecnologia e per la potente economia, il cineasta ci ricorda che ogni paese ha il suo lato oscuro.
9) AN ELEPHANT SITTING STILL - HU BO
Recente film, anch'esso cinese e anch'esso dalla durata di quasi quattro ore; un viaggio nella Cina contemporanea, che segue le vicende di alcuni protagonisti; della pellicola colpisce la messa in scena, la tecnica di Hu Bo, che ha girato il suo primo e ultimo film a soli trent'anni. Il film non è così pesante e l'impostazione che ricorda quella di una serie tv aiuta anche lo spettatore meno cinefilo.
8) THE WOMAN WHO LEFT - LAV DIAZ
Grazie a questo film, che ha vinto il Leone d'Oro a Venezia nel 2016, il celebre regista filippino ha trovato la notorietà in tutto il mondo. Una donna, ingiustamente incolpata, esce di galera dopo trent'anni e proverà a farsi giustizia da sola...
7) C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA - SERGIO LEONE
C'era una volta in America. Sergio Leone. Robert De Niro. Lo trovate su Sky ... guardatelo!
6) NYMPHOMANIAC - LARS VON TRIER
Da recuperare la versione estesa di oltre cinque ore, Lars Von Trier usa il sesso per trattare la società contemporanea. Escluso l'orrendo finale, questo film resta una opera d'arte.
5) LOVE EXPOSURE - SION SONO
Tra i miei film preferiti in assoluto di un folle ma geniale regista. In quattro ore (che sembrano, purtroppo, dieci minuti) il regista giapponese parla di tutto, di desiderio, di religione, di potere. Un film d'azione indescrivibile, la storia d'amore degli anni 2000 più iconica di sempre, un film che non va spiegato ma semplicemente visto.
4) I NIBELUNGHI - FRITZ LANG
Colui che avrebbe dovuto essere a capo del cinema hitleriano, ma che ha scelto di scappare prima a Parigi e poi in America, nel 1924 ha dato alla luce un film epico, I Nibelunghi, un inno alla cultura tedesca e un caposaldo della settima arte.
3) JEANNE DIELMAN, 23 QUAI DU COMMERCE, 1080 BRUXELLES - CHANTAL AKERMAN
Capolavoro della regista belga già dall'originale titolo; questo film ci fa riflettere sulla condizione della donna negli anni '70. Un film ipnotico, che vede una madre di un ragazzo adolescente, senza la figura paterna, costretta agli obblighi domestici e alla prostituzione per tutte le quattro ore (circa) del film, una routine agghiacciante. Il finale ha influenzato tanto cinema contemporaneo.
2) SATANTANGO - BELA TARR
Capolavoro assoluto della storia del cinema del grandissimo regista ungherese Béla Tarr. Nell'anno di Pulp Fiction, il 1994, usciva anche questo film di oltre sette ore, un inno all'apocalisse. Tra le pianure ungheresi, fangose e devastate dalla pioggia, alla fine del sogno comunista, i personaggi vagano come spettri. Una vera esperienza. Non facile da digerire, non per tutti, ma un film che cambia lo spettatore.
1) SHOAH - CLAUDE LANZMANN
Documentario di oltre dieci ore, esso è un documento esaustivo su uno degli atti più atroci dell'essere umano. Vi lascio le importanti parole di Simone de Beauvoir, una delle menti più grandi del secolo scorso:
«Non è facile parlare di Shoah. C'è della magia in questo film, e la magia non si può spiegare. Abbiamo letto, dopo la guerra, un gran numero di testimonianze sui ghetti, sui campi di sterminio; ne eravamo sconvolti. Ma oggi, vedendo lo straordinario film di Claude Lanzmann, ci accorgiamo di non aver saputo niente(...) non avrei mai immaginato una simile mescolanza di orrore e di bellezza. Certo, l'una non serve a mascherare l'altro, non si tratta di estetismo: al contrario, essa lo mette in luce, con tanta inventiva e tanto rigore che siamo consci di contemplare una grande opera. Un puro capolavoro»

sabato 18 gennaio 2020

RICHARD JEWELL - RECENSIONE DEL NUOVO FILM DI CLINT EASTWOOD

Richard Jewell è obeso.
Richard Jewell vive ancora con sua madre.
Richard Jewell è un Perdente.
E' così che si apre il nuovo film di Clint Eastwood, presentandoci la situazione del povero Richard, un ragazzo che, sul finire degli anni '80, ambisce a diventare un poliziotto perché <<ama proteggere la gente>>. Ma in quel periodo della sua vita, egli è ancora un umile uomo delle pulizie in uno studio di avvocati. Ma è lì che si presenta la prima svolta, ancora "invisibile", della sua vita, perché conosce un avvocato, Watson Bryant, interpretato dal grande Sam Rockwell, un avvocato alle prime armi, che lo prende subito in simpatia.

Poi, un balzo temporale - eccoci catapultati nel 1996, l'anno delle Olimpiadi ad Atlanta, la città del nostro protagonista. Richard fa ora parte del personale della security per i concerti nel parco più importante della città. Un lavoro noioso, anche se egli è l'addetto più premuroso, ma anche quello più paranoico. Una sera, però, Richard trova uno zaino sospetto sotto una panchina. Nello stesso momento, una chiamata anonima annuncia che c'è una bomba nel parco e che rimangono trenta minuti prima dell'esplosione. Richard s'incarica così di avvertire più persone possibili e di creare un perimetro di sicurezza. La bomba esplode. La vita di Richard Jewell cambia per sempre.

Richard, il giorno seguente, è subito un eroe. Ha offerte per scrivere libri, tutti lo vogliono intervistare: ha scoperto lui la bomba, dopo tutto. E' diventato l'uomo più famoso d'America nel giro di qualche ora. Poi, passa qualche giorno, e tutto cambia nuovamente. L'FBI sospetta di lui. Perché no, dopotutto? Richard da sempre desidera fare carriera, ma è stato sempre escluso, ha una situazione particolare - vive ancora con la madre - è un Perdente, insomma, e ha anche dei precedenti. Il paese intero, così, lo tradisce, improvvisamente. Tutti vogliono un colpevole e, in assenza di idee, perché non incolparlo? Tutti lo vogliono vedere sulla forca - tutti, tranne sua madre, interpretata dalla grande Kathy Bates, candidata all'Oscar per questa straziante performance, e l'avvocato che Richard ha conosciuto qualche anno prima, disposto ad aiutarlo perché crede nella sua innocenza.
Con questo film biografico, ispirato alla vera storia di Richard Jewell, Clint Eastwood, arrivato alla veneranda età di ottantanove anni, ci fa commuovere e riflettere al medesimo tempo - da una parte c'è la sofferenza di una famiglia, e dall'altra la curiosità di capire come Richard, da eroe, venga additato, subito dopo, traditore della patria in assenza di sospettati; sicuramente, il buon Clint ci fa simpatizzare con il protagonista fin dalla prima scena - ci sembra di conoscere Richard da una vita. Il celebre regista americano fa del patriottismo una delle fondamenta del lungometraggio, anche se non manca una forte critica ai media e agli agenti di polizia più potenti che, in mancanza di sospettati, non ci pensano due volte a crocifiggere un eroe.

Ne esce fuori un film grandioso, che riesce ad essere teso e divertente - Sam Rockwell è bravissimo a sdrammatizzare in alcuni momenti - che sembra girato da un ragazzino per la freschezza e la precisione delle inquadrature e dei movimenti della cinepresa. Un'opera, questa, da vedere al cinema, anche solo per la scena della bomba: sembra di assistere ad un thriller! Eastwood nei suoi film è sempre stato impeccabile nel creare tanta tensione, mi vengono in mente gli esempi di "Potere assoluto" o "Gran Torino" e "Mystic River", e anche in questo caso non è da meno.

Il casting, inoltre, è stato impeccabile: l'attore protagonista, Paul Walter Hauser, avrebbe meritato almeno una candidatura per i prossimi - e ormai imminenti - Premi Oscar; Sam Rockwell, nei panni dell'avvocato di Richard, ci dimostra ancora una volta la sua versatilità cinematografica; la Bates, come già ho scritto, era davvero in parte; da citare, infine, una brava Olivia Wilde, che interpreta un personaggio leggermente sopra le righe, ovvero una giornalista della città che non ci pensa due volte ad infamare Richard e a fomentare l'odio del paese intero. Tutto il cast, dunque, è in forma smagliante, diretto - bisogna dirlo - da un Maestro della settima arte - e il cast riesce, in questo modo, a sostituire Hauser quando egli non è presente nel corso della storia.

Una pellicola da recuperare a tutti i costi, uno di quei film che non escono tutti i giorni: una vera perla rara, di questi tempi. L'unico rimpianto è di vederlo ampiamente snobbato dalla critica, specialmente dall'Academy (Premio Oscar). E, anche in questo caso, il potere dei media ci fa riflettere.

giovedì 2 gennaio 2020

RECENSIONE: THE LIGHTHOUSE

"Se la pallida morte col suo acuto terrore, dovesse far dei marosi le nostre dimore, Signore, che ascolti il crepitio delle onde, concedi la salvezza alle anime moribonde" Thomas Wake, interpretato da Willem Dafoe.

Robert Eggers, cineasta classe 1983, mi aveva stregato - termine più che opportuno - con il suo primo lungometraggio, "The VVitch", un film horror che raccontava la storia di una giovane strega, dove il folklore si univa a una perfezione tecnica senza precedenti nel cinema horror contemporaneo; oggi, dunque, posso affermare che il regista americano ha addirittura fatto un passo avanti con il suo secondo film, "The Lighthouse".
Esso racconta la storia di un guardiano del faro in una piccola isola e del suo nuovo (ma temporaneo) tutto fare, che aspira tuttavia a diventare un guardiano del faro anch'egli. Che cosa rende speciale il film, allora?

Innanzitutto, le interpretazioni monumentali di Willem Dafoe e Robert Pattinson - il primo, da esperto e longevo attore, sa come regalare al pubblico un'altra grandiosa interpretazione, notevolmente superiore a quella ottima nel biopic su Van Gogh, dove interpretava alla grande proprio il pittore stesso. Qui s'immedesima nei panni del guardiano del faro ed ex marinaio, cambiando il suo accento e recitando con una dizione dell'inglese perfetta; il secondo, Robert Pattinson, è qui nel ruolo della sua consacrazione: un'interpretazione silenziosa nelle prime scene, fino alla sua "esplosione" da metà film in avanti. Ora finiamola di ricordare Pattinson soltanto come il protagonista di "Twilight", grazie.
E' un film, questo, dalla messa in scena fortemente teatrale: due attori per tutto il corso
della pellicola, una solida sceneggiatura e un'ambientazione perfetta e ben descritta. Una storia che potremmo vedere rappresentata nei teatri, in futuro, insomma. Ma Eggers con la sua macchina da presa dà quel tocco in più, ha quell'estro necessario per rendere la storia in questione unica esclusivamente sul grande schermo. Dal punto di vista tecnico, egli si conferma come uno dei migliori registi in circolazione: è appena al suo secondo lungometraggio ma già ricorda - e non ha nulla da invidiare - Maestri come Kubrick, Bergman, Tarr e Dreyer, scusate se è poco!
Anche se complesso, più la vicenda narrata nel film si sviluppa e più un senso lo spettatore riesce a coglierlo; ma non è questo un film semplice ed immediato, anzi è un prodotto che ama giocare con lo spettatore, tende perfino ad infastidirlo, lo ubriaca - come i due personaggi del film, mano a mano dediti all'alcol per colpa di una tempesta che li isola definitivamente dal resto del mondo - fino a confonderlo e a fargli vivere un vero e proprio trip horror! The Lighthouse ha al suo interno varie chiavi di lettura, spirituali e non, dantesche e non, ma è certo che i simboli al suo interno sono numerosi … così come le tematiche e i temi trattati - tantissimi, in poco meno di due ore (forse il difetto del film è proprio la sua breve durata), come per esempio:

- La solitudine, quella che devono affrontare i due protagonisti per tutto il corso della storia, quasi confinati e tagliati fuori dal mondo nella piccola isola del faro.
- Razionalità vs Animalità: due elementi che caratterizzano i due personaggi che, piano piano, cambiano totalmente aspetto, anche per colpa del già citato alcol e della solitudine.
- La sete di potere, quella del tuttofare, che ambisce al posto del suo "Maestro", il guardiano del faro, ed è pronto a tutto pur di ottenerlo.

Certo è che non finiscono qui le tematiche proposte da Eggers nel suo nuovo lavoro, poiché ce ne ripropone alcune a lui care come il folklore, le credenze popolari (questa volta meglio dire dei marinai), una certa mentalità retrograda di fine ottocento e la fede, secondo me la chiave per comprendere "The Lighthouse".

Seppur ispirato da un racconto incompiuto di Edgar Allan Poe, il film è anche una chicca per gli amanti di Lovecraft - il migliore scrittore dell'orrore di sempre - perché ci sono sprazzi della sua creatività. Non è sicuramente un film lovecraftiano nel vero senso del termine, ma lo scrittore è correttamente citato e i fan, come ho detto, non possono che rimanerne entusiasti.
In conclusione, questo 2019 è ormai agli sgoccioli e per quanto riguarda il campo cinematografico, esso termina con una grande perla targata Robert Eggers, che è ormai sinonimo di alta qualità: film come questo, infatti, fanno bene al cinema. E lo spettatore, inoltre, al termine della visione non può che dire solennemente: grazie.
28/12/19

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