77)“Madame Web” di S.J. Clarkson: semplicemente uno dei
cinecomic più tremendi di sempre, perfino legato all’universo di Spider-man …
76)“The Crow-Il Corvo” di Rupert Sanders: un remake del cult
del 1994, che più che altro è un oltraggio a quel bel film dalle atmosfere
dark. Anche preso come film in sé … fa comunque schifo, grazie ad una trama
raffazzonata, rapporti tra i vari personaggi ridicoli, veloci, e una recitazione
imbarazzante.
75)“Mean Girls” di Arturo Perez Jr. & Samantha Jayne:
altro remake di un altro film cult. Qui quantomeno si adatta dal teatro e il
film precedente lo si lascia stare. Si è cercato di far qualcosa di diverso, dunque,
realizzando un musical. Peccato che le coreografie facciano schifo (perché non
esistono) e le attrici non possano essere iconiche come quelle del 2004. Scialbo.
74)“Here After” di Robert Salerno: un horror co-prodotto da
Italia e Usa, ma che non fa paura manco per sbaglio, anzi. Un’esperienza
premorte è il pretesto della classica storiella sulle possessioni.
73)“Night Swim” di Bryce McGuire: un altro horror che annoia
soltanto. Qui abbiamo una piscina maledetta. Peccato che, da come è ripresa,
dia allo spettatore soltanto voglia di farcisi un tuffo all’interno, altro che
scappare!
72)“Dall’alto di una fredda torre” di Francesco Frangipane:
l’eterno dilemma: a chi vuoi più bene, a mamma o a papà? Anonimo.
71)“Miller’s girl” di Jade Halley Bartlett: il classico film
su rapporto non-tanto-scabroso alunno-professore, qui in una evidente versione
per teenager.
70)“French Girl” di James A. Woods & Nicolas Wright:
commedia poco divertente che mescola i film alla “Ti presento i miei” ai film
sulla cucina. Unico motivo per guardarlo il mitico Zach Braff (JD in “Scrubs”),
tristemente invecchiato.
69)“Dear Santa” di Bobby Farrelly: filmetto natalizio dove un
satanico Jack Black, sempre divertentissimo, arriva in soccorso di un bambino
dislessico (<<Dear Satan>>, scrive nella sua letterina, invocandolo
per sbaglio) per farlo diventare più sicuro di sé. Nulla di originale, ma può
strappare qualche risatina.
68)“January 2” di Zsofia Szilagyi: film ungherese abbastanza
noioso incentrato su un trasloco di una donna appena divorziata. Girato anche
bene, ma la pellicola non decolla mai. Visto su MyMoviesOne.
67)“Romina” di Michael Petrolini & Valerio Lo Muzio:
sempre sulla stessa piattaforma è uscito questo documentario italiano
socialmente impegnato che narra la vita di Romina, giovane ragazza di Bologna,
divisa tra problemi familiari (madre ex delinquente) e la sua passione per la
boxe.
66)“Apartment 7A” di Natalie Erika James: su Paramount+ è
presente questo filmetto horror, prequel del capolavoro “Rosemary’s baby”; il
film non fa paura manco per sbaglio, ma alcune scene sono comunque riuscite,
come quelle più oniriche. I cattivi sembrano avere più ragione dei buoni, però
…
65)“Race for Glory: Audi vs Lancia” di Stefano Mordini:
questo film italiano sembra la brutta versione del recente “Ferrari” del grande
Mann. Classico film sulle corse, si lascia guardare, nonostante uno Scamarcio
non troppo in parte.
64)“Here” di Robert Zemeckis: incredibile delusione questo
film parzialmente sperimentale di questo regista cult, che decide di utilizzare
un’unica inquadratura all’interno di una casa, giocando col tempo (vedi la
stessa tematica nel suo “Ritorno al futuro”), partendo dai dinosauri fino ai
giorni nostri – c’è davvero di tutto, dai coloni, alla guerra, fino al periodo Covid.
Peccato che il tutto sia uno spot per fare vedere quanto l’America sia brava,
buona, felice e borghese. Montaggio temporale anticipato da sorta di ‘riquadri’
rettangolari che non ho proprio apprezzato, anche se rimandano al fumetto dal
quale è tratto. Musiche pompose e CGI prepotentemente presente (mi avete
distrutto “Irishman” per questo motivo, io ricambio così) …
63)“Emilia Pérez” di Jacques Audiard: eccoci qui con uno dei
film più chiacchierati dell’anno, sicuro protagonista ai prossimi Oscar e già
vittorioso a Cannes e ai Golden Globe. Un film indubbiamente ben diretto, che
fonde gangster movie e musical (solo due le canzoni riuscite, per me), in più
con il cambio di sesso come tema delicato inserito. Film che ha fatto infuriare
i messicani per la rappresentazione stereotipata del paese. Spesso sembra scritto
per una pubblicità-progresso. Bene Zaldana e Gascon (anche se non sanno parlare
messicano, il che risulta tragicomico), male Selena Gomez. Ampiamente
sopravvalutato.
62)“Materia vibrante” di Pablo Marin: cortometraggio
sperimentale in bianco e nero dedicato a una città cara al cineasta.
61)“Extremely Short” di Koji Yamamura: corto d’animazione
molto breve, in bianco e nero, ma ‘vorticoso’ e dinamico.
60)“Back to Black” di Sam Taylor-Johnson: la regista di
quella perla di “Nowhere boy” (sull’infanzia di John Lennon), qui toppa - in
parte – in quest’altro biopic musicale. Amy Winehouse torna in vita in una
rappresentazione lineare, ben fotografata, ma piatta e senza sorprese.
59)“L’Empire” di Bruno Dumont: questo grande regista francese
prova a fare un “Guerre Stellari” comico ambientato ai giorni nostri, nella
nostra società. Il risultato, questa volta, non mi ha convinto del tutto,
annoiandomi più volte. Comunque, da recuperare se si amano gli esperimenti tra
generi cinematografici.
58)“Lisa Frankenstein” di Zelda Williams: la figlia del
compianto Robin Williams esordisce con una commedia-horror per ragazzi,
purtroppo non così originale, fondendo Burton e le storielle Disney. Tantissimi
gli omaggi al genere horror e dark all’interno.
57)“Dagon” di Paolo Gaudio: purtroppo ‘soltanto’ un
brevissimo corto italiano d’animazione, realizzato brillantemente in
stop-motion, tratto dalla celebre storia di Lovecraft.
56)“A night at the rest area” di Saki Muramoto: altro corto
d’animazione, ambientato in un’area di servizio popolata da animali
antropomorfi delicatamente disegnati. (Piccola postilla: tutti i corti di cui
ho parlato sono/erano su MyMoviesOne)
55)“Escape From Eden” di Lampros Kordolaimis: su Youtube ho trovato
questo cortometraggio sperimentale di animazione in stop-motion, insieme a
molti a diversi altri corti del regista usciti nel 2024. Ho preso questo come “simbolo”,
in quanto è il più apprezzato su Letterboxd. Un’animazione grottesca, disturbante,
quasi mostruosamente carnale e piena zeppa di simbolismi ma indubbiamente diretta
con uno stile personale. Animazione estrema.
54)“Drive-Away Dolls” di Ethan Coen: il solo Ethan, senza il
fratello Joel, delude molti suoi fan dirigendo un film brevissimo che sembra
una parodia dei suoi successi, mischiando tantissimi argomenti in poco tempo.
Un road movie sconclusionato che ha pochi momenti brillanti al suo interno.
53)“Challengers” di Luca Guadagnino: il tennis, caro Luca,
non si “gioca” in tre, ma in due o in quattro, magari … il nostro regista non
studia da Hitchcock e ci regala un triangolo amoroso che forse non ha colpito
solo il sottoscritto. Regia per niente originale, “Intruder” ha inventato le
inquadrature “trasparenti” decenni prima. Buona la colonna sonora.
52)“Sasquatch Sunset” di David Zellner & Nathan Zellner:
una commedia praticamente muta su una famiglia di simil-uomini primitivi.
Divertente soltanto a tratti, irriverente soltanto in poche scene, una
pellicola che vive di una buona location naturale e di un ottimo trucco.
51)“Wolfs” di Jon Watts: divertissement relegato alla sola
Apple Tv, questo film è la classica storia sui cleaner, coloro che ripuliscono
la scena di un crimine. Dunque, si prende molto dai vari Tarantino, Soderbergh
e dai Coen. I nostri divertenti Brad Pitt e George Clooney sono i classici
personaggi che prima non si sopportano, ma poi fanno squadra contro qualcosa di
più grande di loro. Un film divertente e divertito, ma anche vecchio e
mediocre, che forse avrebbe dovuto essere solo un mediometraggio, perché
funziona molto bene per i prima 30 minuti, tutti ambientati in un’unica stanza,
quella del misfatto.
50)“Deadpool & Wolverine” di Shawn Levy: mentirei se
dicessi che questo film non mi ha intrattenuto o fatto ridere almeno una volta.
Un giocattolone che non ha una trama, quasi letteralmente, bed è un pretesto
per generare gag ed effetto nostalgia a propulsione. Vincente il duo
Reynolds-Jackman.
49)“Marcello mio” di Cristophe Honoré: Chiara Mastroianni
sulle orme del padre in questo strambo film autobiografico, quasi
documentaristico, che gioca su cosa è vero e cosa è falso. Un omaggio al cinema
di un attore immenso e che manca moltissimo al nostro cinema.
48)“La vigilia di Natale nel Paese delle Meraviglie” di Peter
Baynton: un film d’animazione natalizio per i più piccini, ambientato nel Paese
delle Meraviglie e con protagonisti Babbo Natale, le sue renne, Alice e la
Regina di Cuori. Buone le canzoni e le animazioni.
47)“Sleep n.2” di Radu Jude: l’irriverente regista rumeno ama
sperimentare e con questo documentario di appena un’ora realizza un omaggio
coerente ad Andy Wharol, riprendendo con un’inquadratura fissa la sua tomba,
giorno e notte, mostrando i turisti e gli animali di fronte ad essa. D’altronde
Wharol, come Dalì, ha fatto della sua persona arte/merce stessa.
46)“It’s not me” di Leos Carax: altro regista irriverente, il
grandioso Leos, che dirige un documentario sperimentale, autobiografico, anche
basandosi su tutti i suoi precedenti lavori.
45)“Among the palms the Bomb, or: looking for reflections in
the toxic field of plenty” di Lukas Marxt & Vanja Smiljanic: questo
documentario dal nome impronunciabile, che ho potuto visionare su MyMoviesOne,
è notevole perché è un atto di denuncia sulle conseguenze delle continue
sperimentazioni della Bomba Atomica nell’area del Salton Sea, dove c’è il più
grande lago della California, ormai devastato. Interessante, girato con lunghi
piani sequenza, ma forse dal ritmo troppo lento.
44)“Terrifier 3” di Damien Leone: terzo capitolo della saga
horror dedicata ad Art il Clown, che qui veste i panni di una sorta di crudele
e inedito Babbo Natale. Il film non ha una grande trama sulla quale
sorreggersi, per questo punta tutto sullo splatter, sul gore, e sulle uccisioni
sempre più estreme. E riesce a vincere, da un certo punto di vista.
43)“Another End” di Pietro Messina: il film aveva tutte le
potenzialità per essere una piccola perla, anche se si è andati a prendere
molto da “Black Mirror”; il regista italiano, aiutato da un cast internazionale
d’eccezione, dirige un delicato film di fantascienza ambientato in un futuro
prossimo trattando il tema del lutto.
42)“Where we used to sleep” di Matthaus Worle: documentario
rumeno visto su MyMoviesOne, che mostra gli ultimi giorni di una donna ormai
anziana nella sua vecchia abitazione, nei pressi di una imponente miniera,
costretta a cambiare casa per la devastazione del territorio iniziato
nell’epoca di Ceaucescu. Un atto di denuncia ecologista ma anche molto
malinconico.
41)“Il Gladiatore 2” di Ridley Scott: un film di
intrattenimento che ha diviso molti. Forse uscito un po’ fuori tempo massimo,
ma per questo capace di riunire vecchi fan e nuove generazioni. Le scene di
battaglia sono grandiose. Colpiscono, ma in negativo, gli errori storici e le
pacchiane scritte in inglese. Buona, tuttavia, la ricostruzione storica (gli
scorci di Roma sono maestosi, imperiali). Buona prova di tutto il cast,
capeggiato da un Denzel Washington nella sua forma migliore.
40)“Vampire Zombies … from Space!” di Micheal Stasko: da
recuperare se si è fan dei film di serie B horror degli anni ’50 e, ancor più
nel dettaglio, dei crossover di mostri, come si evince dal titolo. Molto lo
splatter, sempre gradito. Folgorante il bianco e nero utilizzato.
39)“Gloria!” di Margherita Vicario: esordio per questa
giovane regista italiana (e attrice) che dirige con innata grazia e sensibilità
un film quasi tutto al femminile e che ha moltissima musica al suo interno. La
vita di alcune ragazze, rinchiuse in un convento nei pressi di Venezia, verrà
sconvolta dall’arrivo di un pianoforte e dall’imminente visita del Papa in
persona. Soddisfacente il finale: distruzione per la Chiesa reazionaria!
38)“A Man Fell” di Giovanni C. Lorusso: altro giro, altro
documentario da MyMoviesOne … diretto da un regista italiano, ma girato in
Palestina, con precisione all’interno di un vecchio ospedale ormai dismesso e ora
abitato da palestinesi in riparo dalla guerra. Quello che colpisce sono le
inquadrature perfette e la fotografia mirabile, quasi espressionista. La
critica che gli è stata mosse è: serve davvero estetizzare al massimo una
situazione di conflitto, di guerra, di povertà e disperazione? Quasi una
questione morale, io non sento di dare giudizio. Visivamente impressionante,
quello è sicuro.
37)“I saw the TV glow” di Jane Schoenbrun: un fantasy-horror
parecchio apprezzato in giro per il mondo; un film di formazione che, aiutato
da una fotografia dai colori al neon e da effetti speciali vincenti, parla
dell’identità, della sessualità, ed è un omaggio alle serie tv (mediocri) della
nostra infanzia.
36)“Confidenza” di Daniele Luchetti: l’attore feticcio del
regista, il nostro grande Elio Germano, interpreta un professore alle prese con
un segreto pesante, che lo tormenterà per l’intera vita. Belle le atmosfere
cupe, quasi da thriller, peccato per l’indecisione sul finale (ce ne mostra ben
tre!).
35)“Joker – Folie à Deux” di Todd Phillips: quanto ha fatto
discutere questo film! Conosco cinefili che si sono tolti dai social, per un
po’ di tempo, per via delle accese discussioni … detto questo, si riprende la
tecnica e lo stile del primo film, ma si aggiunge l’elemento del musical, una
scelta coraggiosa e (solo a tratti) vincenti. Bello l’inizio in animazione,
peccato poi abbandonata. Come spesso accade, tra chi lo ha amato e chi lo ha
detestato … io sto nel mezzo!
34)“A quiete place – Day One” di Michael Sarnoski: ammetto di
apprezzare parecchio questa saga sci-fi horror, giunta già al terzo capitolo,
che ne risulta essere il prequel. In un cinema dove si punta sempre più
all’azione, alle esplosioni, alla frenesia, “A Quiete Place” rallenta i tempi e
gioca col silenzio (i mostri alieni vengono aizzati dai rumori), abituando lo
spettatore odierno ad essere più paziente. In questo film ci sono molti
difetti, ma è capace di intrattenere. Bello l’arrivo degli alieni a New York.
<<È IL RUMORE!>>
33)“Monkey Man” di Dev Patel: il celebre attore indiano,
specializzato nelle commedie, esordisce a sorpresa alla regia con un thriller
d’azione fortemente debitore della saga di John Wick. Botte da orbi, dunque, ma
anche un omaggio alle bellezze dell’India, nella parte centrale.
32)“Alien Romulus” di Fede Alvarez: discusso capitolo della
saga di “Alien”, che cerca di avvicinare un pubblico più giovane utilizzando un
cast di soli attori under 30. Cerca pure di richiamare e collegarsi con trama e
atmosfere allo storico primo storico film, riuscendoci solo in parte, tra
ingenuità e scene visivamente riuscite.
31)“In a violente nature” di Chris Nash: un horror molto
particolare perché prende quasi tutto da “Venerdì 13”, ma lo unisce ai film più
lenti di Gus Van Sant. Non mancano le scene disturbanti, di una violenza quasi
inaudita, ma non mancano neppure i lunghi piani sequenza con i personaggi
ripresi di spalle. Interessante, poi, il discorso sulla natura.
30)“The Last Showgirl” di Gia Coppola: operazione nata forse
più per far vincere premi a una Pamela Anderson mai così brava; un film che
ricorda fin troppo “The Wrestler” (ma al femminile) o il recente “Anora”, se
non addirittura “Pearl”. Non ci si inventa nulla di nuovo, dunque, ma apprezzo
sempre questi film dove viene mostrata una decadente esistenza difficile, se
non impossibile, vissuta in terra statunitense. Gia Coppola, nipote del grande
Francis, ha il pregio di dirigere con delicatezza (un po’ come sua zia) e la
scaltrezza di far durare il film solo 1h20m, evitando di appesantirlo.
29)“I Dannati” di Roberto Minervini: coproduzione
italo-statunitense. Siamo negli Stati Uniti d’America durante la Guerra Civile
e un gruppo di soldati nordisti deve mappare alcuni desolati territori
dell’Ovest. Film che appartiene di fatto allo “Slow Cinema”, al cinema più
lento, ma capace di regalarci scene girate molto bene e fotografate con luce
naturale. Il risultato è una sensazione di realismo impressionante.
28)“Saturday Night Live” di Jason Reitman: i 90 frenetici
minuti che anticipano la prima messa in onda dello storico programma comico
newyorkese. Ritmo frenetico, forsennato, attori giovani in parte, l’ansia che
sale. C’è in ballo un appuntamento con la storia. Da vedere assolutamente.
27)“Caracas” di Marco D’Amore: diretto e recitato dallo stesso
D’Amore (attore di “Gomorra”), ma capitanato da un immenso Toni Servillo. Un
film molto particolare, ambientato nella Napoli più povera, che gioca con la
realtà e con la finzione e che parla di tantissime altre cose, dal ruolo dello
scrittore, alla società, passando per l’eterno fascismo. Colpisce, e non poco.
26)“The Devil’s Bath” di Veronika Franz & Severin Fiala:
questa consolidata coppia di registi austriaci è una sicurezza. Anche con
questo film folkloristico fanno centro, raccontando le credenze di un popolo e le
difficoltà di una nuova vita coniugale, unendo il tutto a una tensione man mano
sempre più palpabile. Quasi horror la sequenza finale, che lascia a bocca
aperta. Location boschive d’impatto.
25)“A Fidai Film” di Kamal Aljafari: documentario
sperimentale palestinese che racconta della distruzione dell’archivio palestinese
a Beirut, nel 1982, a seguito dei tremendi bombardamenti sionisti in terra libanese.
Un film sulla memoria importante e visivamente incredibile, a tratti.
24)“Dahomey” di Mati Diop: altro documentario, diretto questa
volta da una regista francese giovane e sempre interessante. Film che ha vinto
l’Orso d’Oro a Berlino, nel 2024, e per un documentario non è roba da poco. Si
parla del ritorno in patria, nel Mali, per una serie di manufatti locali rubati
dai colonizzatori francesi e portati via, al loro arrivo. La cosa interessante
è aver fatto prendere vita, come narratori, anche ad un paio di statue,
aggiungendo quel tocco grottesco che eleva il documentario!
23)“Abiding Nowhere” di Tsai Ming-Liang: il mio regista
preferito continua la sua serie sul “camminatore”, giunta ora al decimo capitolo,
e che vede un uomo rasato e vestito con una tunica rossa che si muove letteralmente
a passo di lumaca, sempre rigorosamente a piedi nudi. A Washington, il mitico
Lee Kang-Sheng (l’attore feticcio del nostro regista), si muove tra luoghi
iconici e strade secondarie; parallelamente, Anong (già visto in “Days”), si
muove anch’egli fino ad incrociarsi, forse, col nostro camminatore.
Inquadrature perfette, ritmo lentissimo, siete avvisati. Meditativo.
22)“Chime” di Kiyoshi Kurosawa: un mediometraggio horror di
una quarantina di minuti che sembra partire come un film di cucina (!), per poi
passare ad una storia di fantasmi. Un lavoro che solo un regista come questo
poteva fare, riuscendo ad essere sempre spaventoso e mai banale, raccontando la
società odierna come pochi altri colleghi. E non è l’unico film di questo
geniale regista presente in classifica!
21)“MaXXXine” di Ti West: l’ultimo capitolo di questa iconica
trilogia, interpretata dall’immensa eroina Mia Goth, è un omaggio al cinema
horror degli anni ’70, ma non solo: anche ad Hollywood intesa come industria,
al nostro Argento, a Psycho e ai film erotici del cosiddetto Periodo d’Oro. Un
thriller (non più un horror, questa volta) come non se ne girano più,
fotografato divinamente e anche accusatorio verso gli estremismi religiosi.
20)“Dune – parte 2” di Denis Villeneuve: il regista canadese
realizza un seguito del suo primo capitolo di questa nuova versione della saga
fantascientifica per eccellenza. Migliorando ogni aspetto del primo film, realizza
un sequel fotografato in maniera perfetta, con molta più azione e con i vermi
del deserto sfruttati ancora meglio. Aspetto il terzo capitolo “Dune: Messiah”
con ansia.
19)“Parthenope” di Paolo Sorrentino: c’è chi lo ha esaltato e
chi lo ha detestato, per sapere la mia vi rimando alla mia analisi: adieu au cinéma: PARTHENOPE DI PAOLO SORRENTINO: TRA MITO, RIMANDI CLASSICI E PERFEZIONE TECNICA.
18)“The Fall Guy” di David Leitch: un sentito omaggio al
(pericoloso) lavoro degli stuntmen. Un action comedy veramente adrenalinico e
spassoso. Iconica tutta la sequenza con l’unicorno. Grandioso Ryan Gosling,
bravissima come sempre Emily Blunt e altrettanto bravo Aaron Taylor-Johnson nel
farsi odiare. Una piccola perla da non perdere per nessun motivo! Su Sky.
17)“Vermiglio” di Maura Delpero: film giustamente premiato a
Venezia e candidato anche ai Golden Globe. Un film che richiama i vecchi film
di Olmi, lenti, meditativi, realistici e immersi nella natura. Qui siamo in
Trentino, si parla in dialetto, e abbiamo a che fare con una famiglia nel
contesto della Seconda Guerra Mondiale. Inquadrature memorabili. Solo applausi
per quest’altro ottimo lavoro della nostra Delpero.
16)“Cloud” di Kiyoshi Kurosawa: eccolo di nuovo il Maestro
giapponese che, con questo film, denuncia la società di oggi, convinta di
ottenere tutto truffando e con due semplici click. Il film è incredibile per
come cambi pelle in continuazione, si parte da una base drammatica, si passa al
thriller, si prosegue con l’home invasion, si arriva a toccare il western e si
chiude quasi con l’horror. Semplicemente una lezione di cinema.
15)“From Ground Zero” di A.A.V.V.: su MyMoviesOne ho visto
quello che è il miglior documentario dell’anno, girato e ambientato in
Palestina. Una serie di numerosi cortometraggi girati ognuno con uno stile
diverso, ma tutti autobiografici e ambientati nel bel mezzo del genocidio: c’è
quello drammatico, ovvio, ma anche il corto d’animazione, uno con le
marionette, un altro perfino musicale. L’insieme è meraviglioso, straziante, ma
l’unico avvertimento che mi sento di dare è che questo film è veramente
devastante, fa malissimo al cuore, forse sarebbe meglio perfino prenderlo a
piccole dosi. Due ore di fila sono forse insostenibili. Devastante.
14)“The Apprentice – alle origini di Trump” di Ali Abbasi: di
questo divisivo film biografico ne ho parlato recentemente in questa breve
recensione: adieu au cinéma: IL FILM SU DONALD TRUMP: THE APPRENTICE!
13)“La stanza accanto” di Pedro Almodovar: il Maestro
spagnolo al suo primo lungometraggio in lingua inglese. Un dramma che tratta il
tema dell’accettazione del lutto capace di vincere il Leone d’Oro a Venezia.
Visivamente impossibile da criticare, forse si perde un po’ narrativamente, man
mano che la storia va avanti. Julianne Moore e Tilda Swinton sono due dee.
Geniale l’omaggio al racconto “I morti” di Joyce. <<Cade la neve. Nella
solitaria piscina che mai usammo. Nel bosco, dove passeggiammo e tu ti sdraiasti,
esausta, sul suolo. Cade sopra tua figlia e sopra di me, sopra tutti i vivi e i
morti.>>
12)“Rumours” di Guy Maddin & Galen Johnson: geniale
commedia horror, dai tratti grotteschi, ambientata durante un summit dei
politici del G7. I Capi di Stato si troveranno alle prese con una apocalisse zombie.
Caratterizzazione di ogni politico semplicemente perfetta, satirica al punto
giusto. Parecchio strambo il finale.
11)“Kinds of kindness” di Yorgos Lanthimos: film a episodi
con gran parte del cast di “Povere Creature!”. Il primo capitolo è il migliore,
il secondo sempre su buoni livelli, il terzo non mi ha appagato del tutto. Ne
ho parlato nel dettaglio qui: Facebook
10)“Mads” di David Moreau: un horror di infetti girato in un
unico piano-sequenza all’interno di un intero quartiere di una città francese.
Non colpisce soltanto per l’arduo metodo in cui è stato girato, ma anche per la
critica che si vuol fare ai giovani e alla loro vita povera, effimera, senza
valori. Un lavoro tra i più interessanti usciti nel 2024 e un sicuro Cult
futuro nel suo genere.
9)“Grand Tour” di Miguel Gomes: il regista portoghese
realizza un road movie in giro per tutta l’Asia, narrando la storia di un amore
(im)possibile agli inizi del Novecento. Lei cerca lui, innamorata, mentre lui
scappa, quasi senza un motivo. Alla fine, il dramma. Nel mezzo, un film dalla
doppia anima: prima viene mostrato solo lui, nella seconda parte lei; si
alterna il bianco e nero e il colore; si vedono le loro storie, poi c’è una
voce narrante durante scene di vita quotidiana filmata ai giorni nostri. Poesia
allo stato puro.
8)“Civil War” di Alex Garland: un film che mostra una non
molto improbabile Guerra Civile in tutti gli States dei giorni nostri è di per
sé un film che non potevo non amare in partenza. Un road movie con un gruppo di
giornalisti con l’obiettivo di arrivare alla Casa Bianca per filmare quello che
nessun altro ha il coraggio di filmare. Un film crudo, psicologicamente
violento, recitato benissimo soprattutto da Kristen Dunst e Jesse Plemons. Il
finale, con quella sorta di passaggio di testimone, è il simbolo della
spietatezza di un paese. Gli Stati Uniti d’America non esistono più, e io non
potevo non amarlo.
7)“Giurato n.2” di Clint Eastwood: probabilmente l’ultimo
film del Maestro. E che ultimo ballo. Un film sulla giustizia, perfettamente
coerente con le storie sulla moralità che Clint ha da sempre raccontato. Cosa
faresti se venissi chiamato a fare il giurato in un processo dove il colpevole,
in realtà, sei proprio tu stesso? Clint non copia da Lumet (“La parola ai
giurati”), come hanno detto alcuni, ma ne comprende la lezione per scaturire
nuove domande e interrogativi morali. Finale da incorniciare. La fine di
un’era.
6)“The Substance” di Coralie Fargeat: un body horror che non
sarà poi così tanto originale, prendendo non solo dai maestri del genere Yuzna
e Cronenberg, ma da tutta una serie di film divenuti cult … ma che ce ne
importa, quando le immagini sono così stupende, da incorniciare. Trucco a livelli
incredibili. Demi Moore pronta per vincere un Oscar con una prova inedita,
vissuta, disgustosa; la giovane Margaret Qualley che si consacra come nuova
stella del cinema. Un horror che distrugge Hollywood e che con il finale
esplicito sulla Walk of Fame chiude un cerchio iniziato con l’incipit stesso
del film. Mostruoso.
5)“Longlegs” di Oz Perkins: ancora più bello questo piccolo
capolavoro che fonde il thriller con l’horror esoterico. Un Nicolas Cage
inedito, poi, sugella il tutto. Atmosfere malsane. L’ho già recensito qui: adieu au cinéma: LONGLEGS - LA CONSACRAZIONE DI OZ PERKINS
4)“Anora” di Sean Baker: un film di una delicatezza unica.
Mikey Madison diventa grande interpretando la giovane sex worker Anora, detta
‘Ani’, in un film debitore del cinema realista di Loach, ma anche del nostro
Fellini (“Le notti di Cabiria”). L’ho approfonditamente recensito qui: adieu au cinéma: ANORA, DAI BASSIFONDI ALLA PALMA D'ORO
3)“Megalopolis” di Francis Ford Coppola: un film sul quale
non ho scritto nulla perché è di una complessità unica e merita di essere visto
più volte per essere compreso del tutto. Eppure, un lavoro affascinante,
sofferto (doveva uscire negli anni ’70), eppure critico verso una società allo
sbaraglio. Podio più che meritato. Grazie, Francis.
2)“Furiosa: a Mad Max Saga” di George Miller: semplicemente
un film d’intrattenimento perfetto … tecnicamente, visivamente, narrativamente
tutto funziona alla perfezione. Essendo un prequel la storia la conosciamo già,
eppure riesce lo stesso a tenerti in tensione per tutto il tempo come solo un
esperto del settore come Miller sa fare. Sarà che questo film l’ho visto completamente
da solo in sala – non mi era mai successo – ma l’ho amato ancor più del capolavoro
“Fury Road”. Qui la mia recensione completa: (1) Facebook
1)“Nosferatu” di Robert Eggers: il giovane regista britannico
aveva due mostri sacri da superare, la versione del 1922 di Murnau e quella del
1979 di Herzog, mica pizza e fichi. Ci sarà riuscito? Beh, se l’ho messo al primo
posto del 2024, questo suo remake, un motivo di certo ci sarà … qui la mia recensione più seria e
articolata: Facebook
CONSIDERAZIONI: il 2024 è stato un notevole anno, dal punto
di vista cinematografico, anche se lontano anni luce dalla qualità eccelsa di
un 2019 o 2023. Il 2024 è stato l’anno del cinema di genere, di
intrattenimento, in particolar modo dell’horror. Nella mia top 10, infatti,
così come in quella di molti, sono presenti diverse pellicole cosiddette "dell’orrore", nel mio caso ben 4 su 10 ne fanno parte! Il grande assente in questa mia
classifica è senza ombra di dubbio “The Brutalist” che, mentre scrivo, è a soli
una quindicina di giorni dall’uscita in Italia. Il film, già acclamato nel
resto del mondo, sarà sicuro protagonista a marzo, nella serata degli Oscar.